«Per la Sardegna è tempo di aprire un nuovo contenzioso con lo Stato. A dirlo non è l’opposizione di centrodestra ma sono un po’ tutti», cosi il capogruppo dei Riformatori Sardi Attilio Dedoni
CAGLIARI - «Per la Sardegna è tempo di aprire un nuovo contenzioso con lo Stato. A dirlo non è l’opposizione di centrodestra ma sono un po’ tutti: dal Crenos, che ha quantificato in 660 milioni di euro all’anno (ma in realtà sono molti di più) il costo dell’insularità, dai sardi e dai turisti che provano quotidianamente sulla loro pelle i disservizi nella continuità territoriale aerea e navale e nella continuità territoriale interna, fino a settori della stessa maggioranza, Partito Democratico in testa, che ieri hanno riconosciuto che la vertenza sulle entrate erariali è tutt’altro che conclusa», dichiara il capogruppo dei Riformatori Sardi – Liberaldemocratici in Consiglio regionale, Attilio Dedoni.
«Quella sulle entrate erariali è soltanto la prima di una serie di vertenze che, nel complesso, dovranno portare a rinegoziare interamente il rapporto tra la Sardegna e lo Stato italiano,» sottolinea Dedoni. «Uno dei principali errori commessi finora, infatti, è stato quello di trattare la compartecipazione ai tributi riscossi nell’Isola come una questione meramente finanziaria, una materia per contabili in cui contano soltanto i numeri. La verità è che si tratta di un nodo fortemente politico da cui deve partire l’affermazione di un nuovo concetto di Autonomia in cui la Regione è parte attiva, non rivendica ma detta le condizioni, in una posizione di perfetta parità con lo Stato. Il segretario regionale del Partito Democratico, da uomo intelligente e profondo conoscitore dell’argomento, ieri ha ammesso che la giunta Pigliaru, finora, ha sbagliato l’approccio nella trattativa con il Governo: il profilo basso non paga, tanto che gli arretrati delle quote erariali che ci spettano sono ancora a Roma. E se non riusciamo neanche ad imporre allo Stato il rispetto di una sua legge costituzionale, quale è quello Statuto di Autonomia che, all’articolo 8, stabilisce le quote di compartecipazione alle entrate statali, come possiamo pensare di aprire un fronte ben più ampio come quello che si mostra sempre più necessario?»
«In estrema sintesi, la Regione deve rivendicare il governo di tutte le politiche che la riguardano, dai trasferimenti erariali alla continuità territoriale, sia aerea che navale, quest’ultima per poter imporre nella convenzione con le compagnie di navigazione le condizioni in cui svolgere il servizio e non avere nulla da temere dalle dinamiche societarie, che non dovrebbero riguardarla», conclude il capogruppo.
«La viabilità regionale è un altro settore nevralgico, perché tanto le attività produttive quanto l’industria turistica soffrono per le condizioni inaccettabili in cui l’Anas tiene le nostre strade. Tutto questo deve passare sotto il controllo diretto della Regione, con le risorse oggi impiegate dallo Stato che devono essere trasferite affinché siano gestite direttamente nell’Isola. Non è una rivendicazione di natura finanziaria ma strettamente politica, perché solo così si può parlare di vera Autonomia, non di un principio astratto da lasciare confinato sulla carta come è accaduto finora».
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