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Massimo Mulas 30 giugno 2018
L'opinione di Massimo Mulas
«Enrico Piras chieda scusa al gruppo locale Ap»


Ho letto con grande amarezza e disappunto quanto dichiarato dall'amico Enrico Piras. Parole mal miscelate di ferma fermezza, di debolezza sul presente, rammentando il passato. Non si può confondere in modo forzoso, l'autonomia, con la tacita richiesta di subalternità incondizionata. Non si può stare in silenzio per lunghi periodi, per poi dichiarare frasi, che vorrebbero lasciar intendere agli iscritti, che si è sempre stati presenti, ma nessuno se ne è accorto.

Non si può dire ad un gruppo coeso, che “gli è stato concesso spazio”, perché quello spazio il gruppo coeso, se lo è preso in piena e giustificata autonomia, senza subire immaginarie imposizioni. Non si può mettere alla porta, chi ha egregiamente rappresentato la linea unitaria del gruppo, senza mai fare fughe in avanti o solitarie, ma ricercando sempre la "doverosa" condivisione e mediazione. Non si può sostenere che si è incontrato l'universo politico, senza sentirsi nel dovere, mai, di informare, quei pochi "quadri" dirigenti, che con un commissariamento, non avallato da nessun organo, si pensa di congelare, magari nominando un commissario, iscritto ed assoldato alla bisogna. Questa non è la politica che avevamo scelto ed immaginato. Questa non è la politica in cui mi riconosco.

Questo non è il Movimento di cui sono cofondatore, insieme a tanti altri, in tutto e per tutto, quanto l'amico Enrico. Enrico, deve ritirare le parole che ha scritto e pubblicato, chiedendo scusa, sia per quelle scritte, che per quelle che ha pronunciato nei confronti di componenti del gruppo e dopo tanti finti formalismi, sentire il dovere, di relazionare, all'unica base che c'è, ovvero, quelle persone che davvero in questi anni, hanno animato Autonomia Popolare. Perché finché ciò non avverrà, io non mi sentirò di certo commissariato, ma certamente libero, di stare con chi, in questi ultimi anni ha sempre fatto gli interessi del gruppo e della politica, senza mai chiedere conto per sé o per altri.

Attendo fiducioso, un ritorno all'equilibrio, umano prima e politico poi, confidando nel buon senso che ho riscontrato nel passato in Enrico, ma non posso tacere difronte ad un atto di ingiustificata forza come questo. La politica deve ritornare ad essere patrimonio di tutti quelli che si riconoscono nelle idee comuni, non con i soli "proprietari" di simboli. Deve creare prospettive visibili e contendibili, non solo enunciate, per essere dispensate alla rinfusa, quando viene richiamata la loro assenza. Si deve riprendere a ragionare nella nostra città, che da troppo tempo ha smarrito il suo senso di comunità, svenduta a basso prezzo, su presunti altissimi altari del bene comune, che di comunione nulla sanno.



*Massimo Mulas cofondatore di Autonomia popolare
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