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A.B. 21 aprile 2016
Sardegna: 42mila cittadini hanno sconfitto il tumore
«Decisivi i passi avanti della ricerca, non è più il male incurabile». A Cagliari, la terza tappa del Tour di presentazione del libro Si può vincere, realizzato dall’Aiom


CAGLIARI - In Sardegna, 70349 persone vivono dopo la diagnosi di tumore. Il 60percento (circa 42mila cittadini) possono affermare di essersi lasciati il cancro alle spalle. Oggi, terapie sempre più efficaci, come l’immuno-oncologia, permettono di sconfiggere la malattia o di allungare in maniera significativa la sopravvivenza a lungo termine, come evidenziato nel libro Si può vincere, realizzato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica, che raccoglie le testimonianze dei pazienti che si sono lasciati il cancro alle spalle. Il volume è stato presentato oggi (giovedì), a Cagliari, la terza tappa di un tour nazionale di dieci incontri con il coinvolgimento dei cittadini, delle Istituzioni e delle associazioni dei pazienti. «Oggi non si può più parlare di male incurabile – spiega Daniele Farci, oncologo all’Ospedale Businco di Cagliari e membro del Consiglio Direttivo nazionale Aiom - In Italia, più di 3milioni di persone vivono con la diagnosi di tumore. In sei pazienti su dieci, la malattia è stata individuata da almeno cinque anni, per cui possono essere considerati guariti. Ma nella Regione è fondamentale aumentare l’adesione ai programmi di screening».

Nel biennio 2011-2012, solo il 46,4percento delle donne residenti nell’Isola ha eseguito una mammografia rispetto ad una media nazionale pari al 60,9percento. Migliore invece la risposta agli altri due test raccomandati, anche in rapporto alla media nazionale. Circa il 45percento ha aderito all’invito a sottoporsi al Pap-Test (41percento in Italia) per la diagnosi tempestiva del tumore del collo dell’utero. Ed il 50,3percento dei sardi ha eseguito il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci per individuare il cancro del colon-retto (47,1percento in Italia). I principali big killer (tumore del seno, polmone, prostata, colon-retto e stomaco) hanno fatto registrare nel 2015 nella regione 5230 nuovi casi. «La sfida è intervenire contro il tumore in una fase iniziale. Questo risultato può essere raggiunto con le analisi genetiche e molecolari, perché alla radice di ogni neoplasia vi sono alterazioni in uno o più geni - sottolinea Giuseppe Palmieri, responsabile dell’Unità di Genetica dei Tumori dell’Istituto di Chimica Biomolecolare-Cnr di Sassari - Attraverso test condotti sulla popolazione della Sardegna sono stati individuati fattori di rischio (età, numero e distribuzione dei tumori in famiglia) in grado di predire in maniera significativa la presenza di mutazioni genetiche predisponenti al cancro del seno e del colon-retto. Abbiamo anche dimostrato che queste alterazioni sono associate a un aumentato rischio di sviluppare non solo queste due neoplasie, ma anche diversi altri tipi di tumori».

«La storia naturale di alcune patologie oncologiche è radicalmente cambiata proprio grazie alle nuove conoscenze biologiche, alla capillare diffusione degli esami di screening e ai trattamenti innovativi mirati – continua Farci - L’impatto, non solo economico, dei tumori è in costante crescita perché legato al progressivo invecchiamento della popolazione. Per ottimizzare l’impiego delle risorse disponibili è fondamentale indagare quali aspetti del sistema sanitario non corrispondano a rigidi criteri di efficacia ed efficienza: strutture, ospedali, enti che potrebbero essere gestiti al meglio per potenziare la qualità dei servizi».
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