Il presidente del Consiglio Regionale Gianfranco Ganau risponde così a quanto affermato dal segretario generale della Federazione Africana in Toscana, che riportava un post del sindaco di Padova
CAGLIARI - «Apprendiamo con stupore ed estremo sconcerto quanto appena pubblicato sulla pagina Facebook del sindaco di Padova, Massimo Bitonci. È evidente che è stata impropriamente utilizzata della carta intestata del Consiglio Regionale della Sardegna. Chiaramente (e credo sia necessario ed opportuno sottolinearlo) non esiste alcuna vicinanza al messaggio razzista contenuto sul biglietto da parte della Presidenza e dell’intero Consiglio Regionale che ha dimostrato di avere ben chiari i concetti di solidarietà internazionale e di rispetto delle istituzioni».
Così, il presidente del Consiglio Regionale della Sardegna Gianfranco Ganau risponde ad una segnalazione del segretario generale della Federazione Africana in Toscana Yassine Belkassem, che ha inviato alla redazione di
Cagliarioggi.it una fotografia di un post apparso in serata sulla pagina "Facebook" del sindaco di Padova Massimo Bitonci. Nell'immagine pubblicata sul social network, il primo cittadino patavino mostrava un bigliettino intestato del Consiglio Regionale della Sardegna dov'era stato scritto a mano, non firmato, «Ho apprezzato il fatto che non abbia ricevuto il console marocchino, condivido le sue idee. Complimenti. Cari Saluti». Post dove non sono mancati i soliti commenti “poco carini” nei confronti della Sardegna lasciati da alcuni utenti.
“«Siamo preoccupati della decadenza dell'etica politica del primo cittadino di Padova – dichiara Belkassem – che utilizza ogni mezzo per la sua propaganda contro gli stranieri in Italia, il sindaco, questa volta, va oltre, pubblicando, oggi, con la carta intestata del Consiglio Regionale della Sardegna un “documento” contro il console generale del Regno del Marocco a Verona. Tutto ciò premesso, chiediamo chiarimenti sull'uso inappropriato del simbolo della Regione sarda, e chiediamo di prendere posizione netta contro questo inaccettabile tipo di propaganda che offende anche gli onesti politici e gli amministratori locali, regionali e nazionali italiani»”.
Nella foto: il post
incriminato
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