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A.B. 4 agosto 2014
Immigrati: nuove politiche di accoglienza della Regione
I rappresentanti dell’Esecutivo Pigliaru assicurano «piena collaborazione con le istituzioni nazionali e locali impegnate a gestire le nuove politiche sull’accoglienza dei profughi»


CAGLIARI - La Regione Autonoma della Sardegna assicura piena collaborazione con le istituzioni nazionali e locali impegnate a gestire le nuove politiche sull’accoglienza dei profughi, alla luce del Piano approvato recentemente dalla Conferenza Stato-Regioni. È quanto hanno affermato i rappresentanti degli Assessorati del Lavoro e delle Politiche sociali nel corso del Tavolo di coordinamento regionale su accoglienza e immigrazione riunitosi oggi nella Prefettura di Cagliari.

La riunione è servita a verificare il Piano di ripartizione dei migranti per ogni provincia (le quattro storiche: Cagliari, Sassari, Nuoro ed Oristano) ed a fare il punto sulle strutture di prima accoglienza. Attualmente, i profughi ospitati nell’Isola sono 419, mentre, in base alla nuova ripartizione, dovranno essere 944. Le quote maggiori spettano a Cagliari (450) e Sassari (279), seguite da Nuoro (124) ed Oristano ( 91).

Nel corso della riunione, è stata confermata la chiusura del “Centro di prima accoglienza” di Elmas ed è emersa l’urgenza di individuare nuove strutture. Il carcere minorile di Quartucciu e la Scuola di Polizia penitenziaria di Monastir potrebbero avere i requisiti per ospitare i migranti, ma la Regione, d’intesa con la Prefettura, non esclude altre soluzioni. Infine, i rappresentanti della Regione hanno fatto appello alla Prefettura perché intervenga sul Governo circa le risorse da destinare ai centri di seconda accoglienza in Sardegna. I fondi devono stare fuori dal Patto di stabilità, è stato detto, altrimenti il rischio è di averli a disposizione ma di non poterli utilizzare.
Commenti
19/11/2025
Abbiamo più volte spiegato con chiarezza che per difendere la Sardegna dagli effetti negativi dell’autonomia differenziata bisogna attivare e modernizzare le norme di attuazione dello Statuto speciale, l’unico strumento in grado di rendere realmente operativo il principio di insularità inserito in Costituzione e di colmare il gap che la nostra Regione paga da decenni



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