ALGHERO - Fotografo di grande talento e sensibilità, profondamente legato ad Alghero per le sue numerose permanenze in città a partire da primi anni ’80. Legato a filo doppio con le città catalane, ha raccontato attraverso le immagini fotografiche, l’Alghero che cambia in un quarto di secolo. Joan Mayoral I Alias, nasce a Barcellona, è amante della fotografia fin da giovane, comincia a lavorare al “Tele Exprès” poi, poco più tardi, passa al giornale “Dicen” e, successivamente al “Diari Barcelona” e “La Vanguardia”. Collabora anche con le iniziative giornalistiche algheresi “Revista de L’Alguer” e, assieme a Corbera i Francesc Xavier Domènech, pubblica il libro “L’Alguer, imatge i paraula”. Nel 2003 presenta la mostra con immagini in bianco e nero “Racons de Barcelona”, poi nel 2005 si presenta con una mostra dedicata ad Alghero dove aggiunge anche fotografie a colori. La mostra che ha inaugurato martedì 10 gennaio al Centre Cìvic Ateneu Fort Pienc Ribes a Barcellona dal titolo “L’Alguer, una finestra oberta al mar”, di grande contenuto artistico per le fotografie fissate dall’occhio esperto e sensibile dell’artista catalano, dimostra ancora una volta l’amore per la terra algherese, e il sentirsi parte di una storia “in comune”, trasposta attraverso le immagini. La mostra, che ha avuto il puntuale augurio del Sindaco di Alghero Marco Tedde, con un telegramma, è stata allestita con 24 fotografie formato 30x40 cm. a colori, 15 fotografie formato 24x30 cm in bianco e nero, 4 fotografie formato 60x80 cm a colori, 1 foto formato 1,40 x 0,95 metri a colori e 1 foto 1,40 x 0,95 metri in bianco e nero. Joan Mayoral i Alias, fotografo esperto dalla sensibilità artistica, lavora ormai da diversi anni per il giornale “La Vanguardia” di Barcellona, curando la parte fotografica. Da segnalare anche la sua mostra fotografica nel 2004 in occasione del gemellaggio fra Alghero e Balalguer, molto importante e significativa. La testimonianza, attraverso immagini fotografiche, da ancora una volta il senso di una cultura che viaggia, che si integra, in un mutarsi continuo ma, allo stesso tempo stabile, in una cultura comune, atavica, densa di significati.

Nella foto il fotografo catalano in un suo autoritratto