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A.B. 20 febbraio 2014
Imprese turistiche: workshop a Sassari
Il progetto ShMile 2 vede partecipare soggetti istituzionali provenienti da sei nazioni nell’area mediterranee: Francia, Italia, Grecia, Tunisia, Egitto e Giordania. I partner italiani sono l’Agenzia Conservatoria delle coste della Regione Sardegna ed il Centro Servizi per le Imprese della Camera di Commercio di Cagliari


SASSARI - Martedì 25 febbraio, alle ore 10, nella sede Centrale dell’Università degli Studi di Sassari–Aula Eleonora d’Arborea, in Piazza Università, si terrà il workshop “La certificazione ambientale: strumento di innovazione e competitività per le imprese turistiche”, per ripercorrere le tappe del progetto ShMile2, evidenziando i vantaggi derivanti da simili politiche aziendali. Parteciperanno i soggetti che, a vario titolo, sono stati protagonisti del progetto. Introdurrà e modererà i lavori il docente di scienze merceologiche all’Università di Sassari Alessio Tola, seguito dal direttore della Conservatoria delle coste Alessio Satta e dalla referente del progetto ShMile2 Emanuela Manca. Di seguito, Nino Ruggiu ed Alessandro Lutzu, consulenti della Smeralda Consulting, esporranno gli aspetti più significativi del marchio ecologico per le strutture ricettive. I vantaggi competitivi per le imprese turistiche che si differenziano per la sostenibilità della propria offerta verranno affrontati dal ricercatore dell’Università di Sassari Antonio Usai. La mattinata si concluderà con una tavola rotonda, durante la quale verranno messe a confronto le esperienze di tre albergatori che discuteranno i vantaggi competitivi della certificazione ambientale: Guglielmo Macchiavello dell’Albergo Diffuso “Villa Asfodeli” di Tresnuraghes e Davide Ferro dell’Hotel rurale “Stazzi di Gallura” di Badesi, che hanno fatto richiesta dell’Ecolabel UE nell’ambito del progetto “ShMile2”, e Carlo Amaduzzi dell’Hotel “Domus de Janas” di Barisardo, già certificato da anni.

Investire sulle performance ambientali della propria azienda può rappresentare, alla luce dell’attuale congiuntura economica, una valida via d’uscita dalla crisi. Allo stesso modo significa gettare le basi per una sana gestione aziendale, che agisce verso una riduzione dei consumi di risorse, e quindi di costi, spesso superflui. Nel settore turistico-ricettivo, inoltre, investire sulle performance ambientali significa andare incontro ad una crescente clientela che tende a scegliere, sempre più, strutture rispettose dell’ambiente. Da anni si registra l’affermazione di fenomeni di turismo responsabile e sostenibile. Il progetto “ShMile 2”, cofinanziato dall’Unione Europea con fondi del programma "Enpi Cbc Bacino del Mediterraneo 2007/2013” va in questa direzione e vede partecipare soggetti istituzionali provenienti da sei nazioni nell’area mediterranee: Francia, Italia, Grecia, Tunisia, Egitto e Giordania. I partner italiani sono l’Agenzia Conservatoria delle coste della Regione Sardegna ed il Centro Servizi per le Imprese della Camera di Commercio di Cagliari. L’obiettivo del progetto è promuovere il turismo sostenibile mediante la riduzione dell’impatto ambientale delle strutture ricettive della Sardegna, attraverso la diffusione dell’Ecolabel Europeo che premia i prodotti ed i servizi più efficienti dal punto di vista ambientale. Essi possono così diversificarsi garantendo elevati standard prestazionali riducendo parallelamente l’impatto ambientale durante il ciclo di vita del prodotto o servizio.

La Conservatoria delle coste ha affidato alla “Smeralda Consulting & Associati” di Sassari il servizio di assistenza tecnica per l’accompagnamento delle strutture ricettive verso il marchio “Ecolabel Ue”. Ad oggi, sono sei le strutture ricettive per le quali è in corso l’iter per l’ottenimento della certificazione. Altre strutture si aggiungeranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi anche grazie ad un contributo della Regione Autonoma della Sardegna, che finanzia interventi finalizzati al rispetto dei criteri previsti dal marchio Ecolabel Ue. Gli hotel giunti alla fase finale si differenziano rispetto ai concorrenti anche per l’implementazione di alcune buone pratiche ambientali che comportano non solo minori impatti ambientali, ma riduzioni di consumi, ottimizzazione dei processi produttivi e riduzione dei costi, differenziazione dell’offerta. Le buone pratiche indicate riguardano, ad esempio l’utilizzo di energia elettrica proveniente da impianti di autoproduzione, la conservazione ed il riutilizzo dell’acqua piovana per l’irrigazione, sistemi di raccolta differenziata dei rifiuti migliorativi rispetto agli obblighi normativi, sofisticati sistemi tecnologici di gestione degli impianti di climatizzazione; la proposta di pacchetti alternativi “barca a vela-bicicletta”, la valorizzazione delle produzioni agroalimentari locali.
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