Lai e Diana: «Il quesito referendario non ha preteso il volontariato dei consiglieri regionali ma un contributo alla riduzione dei costi della politica, sui quali la Sardegna è stata un esempio sin dalla scorsa legislatura e può sicuramente fare molto altro»
CAGLIARI - «Occorre non esagerare e che non esageri con le parole soprattutto chi ha responsabilità istituzionali e politiche.
Consideriamo una conquista della democrazia moderna e dei partiti popolari, la possibilità di ogni cittadino, al di la delle proprie risorse economiche, di rappresentare i cittadini nelle istituzioni». Lo sostengono Silvio Lai e Gianpaolo Diana, segretario e capogruppo del Pd in Regione, all'indomani della bufera sollevatasi contro la
casta sarda.
«Per questo è giusto che ad ogni legislatore sia riconosciuta un'indennità adeguata al ruolo che gli è attribuito dalla Costituzione che lo renda indipendente da condizionamenti economici esterni nel proprio operare». «Il quesito referendario - sottolineano i due esponenti democratici - non ha preteso il volontariato dei consiglieri regionali ma un contributo alla riduzione dei costi della politica, sui quali la Sardegna è stata un esempio sin dalla scorsa legislatura e può sicuramente fare molto altro.»
«Nello stesso tempo, consideriamo un valore l'autonomia e l'autogoverno delle istituzioni e respingiamo la deriva demagogica che rischia di travolgere la rappresentanza democratica, buttando bambino e acqua sporca. Il Pd, come peraltro altre forze politiche, ha storia e rigore che sono davanti agli occhi di tutti, è una forza popolare che promuove la partecipazione e le primarie aperte, e le riforme ha sempre avuto il coraggio di farle e non solo di proporle».
Nella foto: Gianpaolo Diana
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