I consiglieri del Pd sottolineano come, da quasi quattro mesi, la Prima Commissione Regionale, priva del presidente, non riesca a riunirsi
CAGLIARI - «Anche stamani, per l’ennesima volta, la Prima Commissione del Consiglio è andata deserta per mancanza della Maggioranza di Centrodestra». Così, ieri mattina, i consiglieri regionali del Partito democratico, hanno commentato la mancata seduta, sottolineando come, da quasi quattro mesi la Commissione Autonomia sia priva del presidente e non riesca a riunirsi per affrontare il più piccolo argomento mentre all’esterno tutto evolve con velocità e frenesia.
«Il Governo nazionale affronta il tema del federalismo municipale e i vari temi della trasformazione dello Stato in senso federalista – spiegano - mentre la nostra Regione si avvita nella crisi perenne della Giunta Cappellacci e dell’intera Maggioranza che, in preda a faide e divisioni insanabili da molti mesi, impediscono il normale funzionamento delle istituzioni regionali. Il Centrodestra sardo, prima condivide gli ordini del giorno per avviare una fase costituente della nostra autonomia e poi si dilegua e fugge dalle sue responsabilità, non essendo capace neppure di mantenere un profilo di correttezza formale nei confronti dell’opposizione, che si è persino dichiarata disponibile a concorrere all’elezione di un presidente autorevole».
«Cappellacci – proseguono i rappresentanti del Pd in Consiglio Regionale - davanti al ministro Maroni si svela come il peggiore populista della storia dell’autonomia nel chiedere, con indicibile sfrontatezza, più finanziamenti per i Comuni per contrastare il disagio e la violenza contro gli amministratori, ben sapendo che nella recente finanziaria è stato lui a tagliare il fondo unico agli enti locali, a cancellare i fondi per le funzioni associate e a dare una linea di priorità per le opere pubbliche dei grandi comuni abbandonando a sé stessi quelli piccoli e piccolissimi. Preferisce di gran lunga parlare bene e razzolare male e magari finanziare il turismo istituzionale suo e di gran parte della Giunta, per perpetuare il circo mediatico di un quadro dirigente della destra sarda che andrebbe riformato esso stesso, piuttosto che interessarsi delle riforme delle istituzioni. Tutto questo altro non è che il segno dell’emergenza morale che si vive oramai anche in Sardegna».
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