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Red 28 settembre 2010
Riforme/7: Vargiu esige la Costituente
«Noi Riformatori siamo per la Costituente e non voteremo nessun ordine del giorno che non convinca i sardi che il nuovo strumento statuario possa cambiare la loro vita»


CAGLIARI - La seduta del consiglio regionale si è aperta questa mattina (martedì) sotto la presidenza della presidente Claudia Lombardo. All’ordine del giorno l’intervento dei Capigruppo sulle riforme. Per l’on. Pierpaolo Vargiu (Riformatori Sardi – Liberaldemocratici) che ha ricordato l’accordo raggiunto tra le diverse parti politiche sull’aspetto “diagnostico” dei problemi regionali - «il dramma dei pastori, la Vylnis, i precari, la scadenza dei decreti sul federalismo a maggio 2011» e ha posto la questione delle «terapie di cui si è ragionato» all’interno del Consiglio, come il nucleo fondante del lavoro in Aula.

Secondo il componente della III commissione è da considerarsi un buon punto di partenza l’esistenza di parole comuni all’interno del dibattito - come sovranità, autodeterminazione, autonomia, indipendenza - seppur “declinate in modo diverso”. «Anche se - ha subito precisato - i Riformatori non sono interessati a un’indipendenza come progetto politico, bensì a un’idea che parta dalla consapevolezza del sangue versato dai soldati sardi per l’unità d’Italia e dai valori repubblicani in cui ci riconosciamo». Pertanto, ha ammonito Vargiu, la parola indipendenza non deve essere utilizzata come una scorciatoia, per nascondersi dietro il motto, “La colpa è di Roma”, oppure per regalare “un sogno ai sardi perché si dimentichino della fame”.

«Quanta parte di colpa ha lo Stato italiano nelle nuove otto province sarde. Le ha per caso fatte Roma? - ha domandato provocatoriamente - precisando che lo stesso discorso vale per la riforma sanitaria regionale, per i buchi di Abbanoa nelle condotte, per la mancata legge elettorale, per i consorzi industriali e di bonifica». Secondo il capogruppo dei Riformatori il problema fondamentale della Sardegna oggi è il deficit della sua classe dirigente e politica.

«Voi dite la Sardegna è una nazione, è uno Stato - ha continuato - allora ha necessità di statisti e non di politicanti. La parola d’ordine è discontinuità». Una tendenza che, ha ricordato Vargiu, il governo del presidente Soru, seppur in maniera contraddittoria, ha incarnato. Secondo il consigliere un primo modo per manifestare discontinuità è quello di investire sul filone delle politiche culturali e sullo snellimento della burocrazia. Ha quindi richiesto che la prima legge da approvare in aula sia quella che riduce il numero dei consiglieri: «Facciamo una cosa gradita ai sardi e restituiamo funzionalità al Consiglio».

«Lo Statuto non è un feticcio - ha concluso - ma va utilizzato sul serio per i sardi. Noi Riformatori siamo per la Costituente e non voteremo nessun ordine del giorno che non convinca i sardi che il nuovo strumento statuario possa cambiare la loro vita, e il loro rapporto con la politica. Perché ciò accada - ha ricordato - è necessario che il partito dei sardi sia anche un sentimento che cresca in tutti i partiti sardi, pur incardinati in quelli nazionali, per dare risposte vere a chi le aspetta fuori da quest’Aula».

Nella foto: Pierpaolo Vargiu
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