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Red 28 settembre 2010
Riforme/5: Bruno, nuovo patto con Stato
«Per avere noi l’ultima parola sulle questioni che ci riguardano. In seconda battuta, dobbiamo puntare su un rapporto di interdipendenza»


CAGLIARI - La seduta del consiglio regionale si è aperta questa mattina (martedì) sotto la presidenza della presidente Claudia Lombardo. All’ordine del giorno l’intervento dei Capigruppo sulle riforme. L’onorevole Mario Bruno (Pd) ha espresso il timore che il dibattito venga percepito dalla gente come un qualcosa di insignificante. «Parole come indipendenza, autonomia, sovranità - ha affermato - rischiano di essere un mero esercizio retorico, quando si ha a che fare con il bisogno, con la mancanza di lavoro e con la fame».

Noi oggi abbiamo una grande responsabilità: il Consiglio se la assuma, ma nella consapevolezza dell’assenza di un programma di governo regionale. Dobbiamo chiederci: «abbiamo la forza e l’autorevolezza per difenderci di fronte al governo nazionale? Per parlare di servitù militari, entrate, scuola, federalismo, trasporti, lavori pubblici? O siamo subalterni al potere dello Stato? In questa fase - ha aggiunto il capogruppo del Partito Democratico - il distacco tra cittadini e palazzo appare incolmabile».

«Vi è una domanda crescente di miglior governo, di partecipazione democratica. Questo luogo di democrazia, richiesto dai cittadini, è il Consiglio regionale, ma si deve tener conto del principio di sussidiarietà, dei Comuni, delle Province, dei cittadini. Quando diciamo che è finito il tempo dell’autonomismo, non stiamo sminuendo 60 anni di autonomia, peraltro fecondi. Ma oggi possiamo essere più incisivi con le riforme». Alcune cose sono state già condivise tra i gruppi - ha precisato Bruno - ma sussistono numerose differenze.

«Per prima cosa, l’autonomia deve essere superata da un nuovo patto costituzionale con lo Stato, per avere noi l’ultima parola sulle questioni che ci riguardano. In seconda battuta, dobbiamo puntare su un rapporto di interdipendenza, restando nell’ambito della Costituzione italiana, senza creare steccati; terzo, dobbiamo poter dire la nostra sul processo federale in atto, in cui altri scrivono per noi e non fanno gli interessi della Sardegna. Quarto punto da analizzare, la costruzione di un nuovo patto con lo Stato, per un vero federalismo solidale, capace di rendere i diversi uguali, sapendo declinare le ragioni della nostra specificità, una vera e propria dote che portiamo ad Italia ed Europa, non un handicap».

Vogliamo essere uguali alle altre regioni su trasporti, scuole, sanità, con il riconoscimento dell’insularità - ha proseguito l’on. Bruno - ma applicando un federalismo interno, verso Comuni e Province. Dobbiamo scrivere un sistema in cui le autonomie abbiano pari dignità. «Ad esempio, non si possono esautorare i Consorzi industriali, e contemporaneamente parlare di sussidiarietà. Non vorrei - ha concluso l’esponente del Pd - che il Consiglio si bloccasse sui contenitori: Consulta, Commissione speciale o altro. L’importante è che abbia la possibilità di riscrivere lo Statuto in un tempo breve, diciamo quattro mesi, coinvolgendo tutta la società sarda. Le riforme sono un diritto dei sardi. Possiamo e dobbiamo arrivare a una sintesi».

Nella foto: Mario Bruno
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