Gian Michele Oliva traccia il suo percorso per la scelta della gestione portuale
ALGHERO – Prosegue ad Alghero il dibattito sul nodo-Porto. Dopo il secco no dell’onorevole algherese
Mario Bruno all’ipotesi di adesione all’autorità Portuale di Olbia Golfo Aranci, ieri, nelle sale del Club Nautico di Alghero è stata la volta di Franco Cuccureddu, Presidente della Rete dei Porti e sindaco di Castelsardo, accanito oppositore della politica turistica della Giunta Soru. Nel dibattito sul futuro del porto e le prospettive di rilancio si inserisce con autorevolezza Gian Michele Oliva, imprenditore turistico algherese con decennale esperienza nel settore marittimo, che sposta il discorso più sui “contenuti”. Oliva ritiene che per analizzare il nodo-Porto si debba partire dallo stato passato e attuale del porto catalano: un porto che in base alla legge 84 del 1994 è classificato di categoria II classe III , ed è sempre stato polifunzionale, nel quale operavano ed operano diversi tipi di attività, dalla peschereccia alla commerciale (fino agli anni ‘70) e turistico. «Alcune attività si sono perse – sostiene Oliva – è scomparso il traffico di cabotaggio di merci e si è ridotta considerevolmente l’attività di pesca, ormai limitata alla piccola pesca. E’ rimasta in piedi l’attività turistica con navi da crociera e turismo diportistico». Il Piano Regionale dei Trasporti per quanto concerne il traffico marittimo individua vari poli, tra cui quello di Porto Torres, cui tra l’altro assegna la qualifica di porto crocieristico con sole funzioni di transito, di Alghero proprio non se ne parla.

Secondo Oliva quindi, bisogna puntare sulla Pesca e il rilancio dell’attività, perché è possibile fonte di ricchezza: a quest’attività debbano essere dedicati maggiori spazi. L’imprenditore poi pensa alle navi da crociera. «Il Porto di Alghero è sempre stato in questi anni nel novero dei primi 20 porti nazionali per numero di navi da crociera arrivate, inutile dilungarsi sulla validità commerciale, turistica, di immagine e promozioni di Alghero come destinazione turistica, che consente questa attività. Oggi il porto di Alghero dispone di una banchina lunga 250 metri, larga 17 metri , inutilizzata perché non è stato scavato il fondale fino ad una quota minima che consenta l’ormeggio di navi di piccola e media stazza e capacità». «Questa opportunità, collegata all’aeroporto valido ed efficiente, all’organizzazione turistico alberghiera, della ristorazione e mercantile, all’organizzazione sanitaria basata su i due ospedali, alla storia ed importanza di Alghero come destinazione turistica potrebbe dischiudere altre iniziative e sviluppi, ad esempio essere scelto il nostro porto da qualche armatore come home port per navi che solitamente incrociano nel Mediterraneo Occidentale». Oliva poi punta gli occhi sul turismo nautico, quello stanziale e quello di transito, considerando come si dovrebbe puntare sui grandi yacht che rimangono a svernare, «perché è la tipologia di barche più appetibile ed interessante per l’economia del Porto e della città». Gian Michele Oliva si augura che partendo da queste considerazioni si possa decidere una gestione con una Società Consortile o l’adesione all’Autorità Portuale, con alla luce del sole un Piano Industriale di sviluppo che possa essere valutato dagli algheresi.
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