«Le compensazioni non bastano», ha dichiarato il presidente della Regione Autonoma della Sardegna
CAGLIARI - «E' necessario un riequilibrio. Il 65percento delle servitù militari nazionali grava sulla Sardegna». Questa la dichiarazione del presidente della Regione Autonoma della Sardegna Francesco Pigliaru, che, questa mattina, martedì 10 giugno, a Montecitorio, in apertura dell’audizione della quarta Commissione Difesa, presieduta da Elio Vito, ha ricordato i numeri di queste servitù: 30mila ettari, di cui 13mila con limitazioni totali, impegnati dal demanio militare a cui si devono aggiungere gli spazi aerei e circa 80chilometri di costa. Con i due poligoni più vasti d’Europa: Salto di Quirra e Teulada. «Abbiamo una concentrazione scandalosamente alta e poco sostenibile che rende la Sardegna l’azionista di maggioranza della partita delle servitù militari - ha aggiunto il governatore, affermando - Ora vogliamo essere azionisti di maggioranza anche dalla parte dei benefici». Poi, ha spiegato che, a partire da questa esperienza, la Sardegna deve «attrarre investimenti di ricerca e innovazione non necessariamente ristretti al campo militare: la quota parte dell’impegno dello Stato in questo campo deve essere in proporzione all’entità delle servitù, cioè il 65percento».
Pigliaru, che è stato ascoltato per circa un’ora in vista della conferenza sulle servitù militari che si terrà mercoledì 18 giugno, ha evidenziato come la tutela ambientale sia una priorità ed ha poi proseguito con la richiesta di avviare immediatamente i processi di valutazione della situazione attuale. Quindi, ha sottolineato la necessità di istituire osservatori ambientali indipendenti nei singoli poligoni con l'obiettivo di un monitoraggio costante per raccogliere informazioni da diffondere con la massima trasparenza. Per il presidente regionale è indispensabile uno studio indipendente sui costi complessivi che le servitù militari esistenti in Sardegna comportano in termini di mancato sviluppo: «in regime di spending review la Difesa, come cerca di ridurre altre spese, deve essere in grado di ridurre i costi delle servitù militari - ha sottolineato - ma questo può farlo, appunto, solo nel momento in cui esiste uno studio indipendente sul mancato sviluppo alternativo del territorio sardo, elemento che a tutt'oggi non esiste».
Il presidente della Regione ha poi ricordato che le compensazioni sono ancora le stesse fissate fra il 1990 ed il 1994, l’equivalente di 14milioni di euro. «C’è stato un depauperamento che non ha alcuna giustificazione - ha sottolineato, ricordando che per il periodo 2010-2014 non è stato addirittura definito né erogato nulla - Le somme devono arrivare ai Comuni su base annua e in anticipo, in modo da essere iscritte a bilancio. E non devono essere incluse nel Patto di stabilità». Pigliaru ha anche chiesto un prolungamento della sospensione delle esercitazioni militari per l’estate, in modo da favorire l’allungamento della stagione turistica. Dall’attuale sospensione prevista, dal 20 giugno al 20 settembre, si deve passare almeno al periodo che va dall’1 giugno al 30 settembre. «Le esercitazioni - ha ribadito - allontanano il turismo con danni considerevoli per tutti. Anche in questo momento, mentre noi parliamo, molti turisti che avevano scelto alcune delle più belle spiagge della Sardegna per le loro vacanze, stanno lasciando gli alberghi preoccupati e disturbati dalle esercitazioni». Il governatore ha concluso sottolineando che il punto di partenza per una leale collaborazione con lo Stato è la riduzione dell'impatto delle servitù.
Nella foto: Francesco Pigliaru
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