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Sara Alivesi 4 ottobre 2013
Letta e Lubrano: fiducia a distanza
Mozioni di sfiducia, voltafaccia, fazioni che resistono, altre che si sfasciano: la situazione politica algherese si specchia in quella nazionale


ALGHERO – Le larghe intese ad Alghero non hanno funzionato ancor prima che a Roma. Al sindaco del Pd che aveva votato Cappellacci e con l’assessore del Pdl, non è riuscito tenere insieme una sinistra che anche senza di lui non resiste nemmeno dentro un partito, (o movimento o confederazione), figurarsi all’interno di una coalizione. Al Premier del Pd ma con un vice del Pdl, è riuscito in extremis un governo bis a suo dire «storico» forse perchè con loro vale il motto "squadra che perde non si cambia". Fiducia o non sfiducia questo è il problema.

Alghero come Roma. Di quasi storico la vittoria del centro-sinistra 15 mesi fa dopo oltre dieci anni, di scontato la quasi fine come ogni sinistra che si rispetti: autodistruggersi. Anime, orientamenti, fazioni, idee che dividono: questa è la democrazia bellezza. E la politica dov’è? La mediazione, la sintesi, l’accordo per decisioni che diventino scelte che si traducano in azioni. Quelle che mancano. Roma come Alghero.

La politica la fanno le persone, ma anche chi le vota. Le prime hanno una responsabilità maggiore rispetto alle altre, perchè governano o sono chiamate a farlo. Con competenza, capacità, coerenza. Ma quando succede che un leader di un partito voti di sera la fiducia al Premier che aveva sfiduciato sino al pomeriggio (in tutte le televisioni, soprattutto le sue); o un consigliere di maggioranza invochi la sfiducia per il sindaco (davanti a qualche televisione in meno ma poco cambia), che poi si ricorda di sostenere qualche ora dopo; gli elettori, forse, hanno responsabilità quanto gli eletti. Perché se Oscar Wilde diceva che solo un cretino non cambia idea, evidentemente non aveva conosciuto i nostri politici.
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