Per la Segreteria Regionale della Cisl Sardegna, il superamento del deficit infrastrutturale nell’Isola potrà essere possibile solo con l’aiuto statale
CAGLIARI - «E’ inutile farsi illusioni: senza la partecipazione dello Stato in Sardegna non potrà aversi il rilancio del sistema industriale. Il ruolo non secondario del Governo centrale è condizione fondamentale non solamente per evitare il declino di settori strategici per l’Isola e per l’intero Paese (chimica, metallurgia non ferrosa, tessile, allevamento e agroalimentare), ma anche per promuover i presupposti necessari ad attrarre nuove insediamenti produttivi».
Questo, il chiaro punto di vista espresso in merito dalla Segreteria Regionale della “Cisl Sardegna”, che spiega come la Regione debba prendere coscienza di questa situazione e chiedere l’apertura a Palazzo Chigi di un tavolo dove discutere e definire modalità, tempi, interventi per far ripartire l’economia della Sardegna. «La presenza dello Stato – sottolineano - non può limitarsi alla concessione, per altro sempre in ritardo, delle risorse per il pagamento di ammortizzatori sociali e Cig. La Regione deve dotarsi di un organico piano energetico-industriale in grado di disegnare, con l’apporto delle forze sociali e delle Università, il vero volto futuro di un’economia certa e non ferma al giorno per giorno. Senza il coinvolgimento statale – spiegano i rappresentanti della sigla sindacale - il futuro della Sardegna sarà di emarginazione e residuale nei processi economici nazionali ed europei. Con fabbriche e cantieri chiusi, lo spopolamento, anche nelle zone urbane, sarà irrimediabile come la fuga dei giovani diplomati e laureati, quindi ulteriore crisi della natalità e aumento della popolazione anziana e povera. Di solo turismo la nostra Isola non può vivere».
«I problemi strutturali sono tali e tanti che la Regione, in questa materia, da sola oggi può soltanto svolgere opera di tamponamento e rattoppo contingente. Il sistema europeo richiede capacità autopropulsive, possibili solamente se si combattono le diseconomie interne ed esterne all’Isola. A cominciare dal divario infrastrutturale sia nelle reti (viarie, ferroviarie, portuali, snodi intermodali, idriche, telematiche), sia nei servizi pubblici essenziali (scuola, sanità, sicurezza, trasporti pubblici locali). Sia nelle reti energetiche: è paradossale che l’Isola produttrice di quantità di energia di molto superiore al suo fabbisogno, per alimentare le fabbriche e illuminare le case debba pagarla a costi più alti del resto d’Italia». La Cisl Sardegna conclude il suo intervento chiedendo alla Giunta ed al Consiglio Regionale «di avere la forza, la capacità e la determinazione politica per portare il Governo centrale al tavolo degli impegni verso tutto un popolo».
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