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A.B. 9 luglio 2013
Decreto del Fare: appello Psd’Az
«Dallo Stato Italiano inaccettabile l’impunità agli inquinatori. I parlamentari sardi e la Giunta regionale tutelino i diritti della Sardegna», chiede il segretario nazionale Giovanni Angelo Colli


CAGLIARI - «Cosi com’è questo decreto legge non può e non deve essere convertito e mi aspetto che i nostri rappresentanti nel Parlamento italiano facciano il loro dovere opponendosi e prendendo le distanze da questa politica che ancora una volta si piega alle pretese di un certo sistema industriale cinico e rapace anche a costo di calpestare i diritti primari del popolo che pretende di governare».

Questo l’incipit dell’intervento del segretario nazionale del Psd’az Giovanni Angelo Colli, che denuncia «le inaccettabili implicazioni riferite alle bonifiche ambientali», che sono contenute nel testo del decreto legge 21 giugno 2013 n.69. «Il cosiddetto decreto del fare, all’art.41 primo comma, prevede che l’art.243 del decreto legislativo n.152/2006 (Testo unico dell’ambiente) sia sostituito dalla seguente disposizione: «Nei casi in cui le acque di falda contaminate determinano una situazione di rischio sanitario, oltre alla eliminazione della fonte di contaminazione ove possibile ed economicamente sostenibile, devono essere adottate misure di attenuazione della diffusione della contaminazione». Per Colli la lettura non lascia spazio ad interpretazioni: «In sostanza il Governo Letta ha deciso che le industrie che inquinano anche al punto tale da porre a rischio la salute delle persone, potranno bellamente continuare a farlo se l’eliminazione della fonte di contaminazione risulterà essere troppo onerosa. Ma l’incredibile – spiega il segretario sardista – è che al danno si aggiunga anche la beffa poiché le stesse industrie inquinanti non saranno, in tal caso, tenute ad eliminare la diffusione della contaminazione, bensì ad attenuarla».

Tutto questo, prevede Colli, se il decreto verrà convertito in legge «potrà tranquillamente avvenire con buona pace di tutti i sardi, che già ora sono costretti a convivere con l’arroganza di chi in cambio di pochi, malpagati e perennemente precari posti di lavoro specula e si arricchisce, infischiandosene della salute altrui e scaricando sulla collettività i costi del recupero ambientale». Una «prospettiva nefasta» che impone l’immediato intervento anche della Giunta Regionale: «Mi aspetto che anche la Regione Sardegna attraverso l’adozione di provvedimenti immediati –conclude – si attivi prontamente affinché vengano tutelati i nostri diritti di popolo e si impedisca la libertà di continuare ad inquinare senza mai pagare, poiché è molto semplice immaginare cosa potrebbe capitare in Sardegna se lo Stato italiano consentirà addirittura per legge di inquinare impunemente».
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