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Carmelo Spada 20 febbraio 2013
Politiche 2013: quale Cultura eleggere
Come se la cavano con la cultura i partiti e i rispettivi programmi elettorali per le imminenti elezioni. Di fatto la cultura vi compare poco come racconta Gian Antonio Stella sulle pagine de “Il Corriere della Sera”


SASSARI - Lui dice che non l’ha mai detta, ma molti continuano ad attribuirgliela: “con la cultura non si mangia”. Lui è Giulio Tremonti, ministro dell’Economia del Governo Berlusconi, era il 2011. Fu scandalo: giusto, presunto, artatamente costruito. Nella giostra delle dichiarazioni, interpretazioni, smentite tutto e il suo contrario è possibile. Ma a distanza di circa due anni, vediamo come se la cavano con la cultura i partiti e i rispettivi programmi elettorali per le imminenti elezioni. Di fatto la cultura vi compare poco come racconta Gian Antonio Stella sulle pagine de “Il Corriere della Sera”.

Nell'ultimo mese a Mario Monti sono stati dedicati circa 2.200 titoli di giornali dei quali due abbinati alla cultura; a Berlusconi circa 1.400, in nessuno compare la cultura; a Bersani oltre 850, uno solo fa riferimento alla cultura; a Grillo oltre 320, nessuno alla cultura; a Ingroia quasi 480 titoli nessuno alla cultura così pure Giannino su 74 titoli. In totale, dei circa 5300 titoli di giornali, solo 3 in qualche modo fanno riferimento a quella ricchezza per la quale l'Italia è amata nel mondo. Ma questo potrebbe essere il limite dei titoli dei giornali e non della consapevolezza dell’importanza della cultura per i politici che si candidano al governo della nazione.

Allora entriamo nel merito dei programmi. In quello del Partito Democratico i beni culturali non ci sono. Il lemma cultura è quasi assente anche nel decalogo di «Rivoluzione civile» di Antonio Ingroia. Non è presente nei programmi dell'Idv. Assente nel programma de «La Destra» di Storace. La Lega Nord propone l’abolizione delle Soprintendenze per trasferire alle Regioni le competenze sui beni culturali. Nel programma de Il «Movimento 5 Stelle» non ci sono riferimenti ai beni culturali. Mentre nei programmi di Sel e di Fratelli d'Italia si sente la necessità di puntare sulla cultura per uscire dalla crisi. Nichi Vendola e Giorgia Meloni sostengono che devono essere coinvolti i privati ma che lo Stato deve investire di più sulla creatività e i giovani.

Il Pdl dedica al tema culturale 7 righe su 379 del programma. Si afferma che vanno separati cultura e spettacolo nell'assegnazione di risorse pubbliche, che occorre avviare la sperimentazione dell'affidamento in concessione ai privati dei musei in difficoltà. Ma non prevede il ripristino degli investimenti, crollati dal 2001 al 2011 dallo 0,39 allo 0,19% del prodotto interno lordo. Da questa analisi, si può trarre un’amara conclusione: non si sa se l’ex Ministro dell’Economia Giulio Tremonti abbia o non abbia detto quella famigerata frase riportate all’inizio di questa riflessione, di certo nei programmi e dichiarazione per le prossime elezioni la parola (Cultura) sembra non trovare patria.
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