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S.A. 20 febbraio 2012
Imprenditori sardi: appello a Napolitano
Il ritardo dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione e le infrastrutture insufficienti: sono i principali limiti allo sviluppo delle imprese, di cui parla Luca Murgianu, Coordinatore delle Associazioni Imprenditoriali della Sardegna nel discorso al Capo dello Stato


CAGLIARI - Le Associazioni Imprenditoriali della Sardegna, nel loro intervento alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - per due giorni nell'isola -, sottolineano il momento di crisi nel contesto economico internazionale ma di un segnale di speranza «nel dialogo con la politica in maniera unitaria».

Le imprese ritengono però importante «leggere il mercato come un meccanismo che premia le innovazioni, pone l’accento sulle persone e non tanto sui capitali, sulla finanza o sulla tecnologia: l’innovazione è prima di tutto una questione di occhi, di sguardo diverso sulle cose e sul mondo, e quindi di persone che guardano diversamente la realtà». Dall’industria turistica che costituisce una solida realtà’, all'agroalimentare, ambiente ed energie rinnovabili da potenziare come «fattori di competitività per le nostre imprese»: sono tanti per gli imprenditori sardi «i tentativi di creare reti di imprese capaci di collaborare, cooperare e integrarsi». Ma a rendere difficile lo sviluppo è «la dotazione infrastrutturale della Sardegna sia largamente insufficiente e di come dal 2001 a oggi, la regione abbia visto peggiorare costantemente la propria dotazione per rete stradale, ferroviaria e portuale».

Ma il punto cruciale su cui le Associazioni ritengono fondamentale concentrarsi è quello sui tempi di pagamento: «316 sono i giorni che esprimono il ritardo dei pagamenti della Pubblica Amministrazione in una regione in cui la Spesa Pubblica rappresenta circa il 61% dell’intera ricchezza regionale. Accade così che tutto si leghi in un circolo perverso al centro del quale ci sono le nostre imprese, impossibilitate a rispettare i propri obblighi di carattere fiscale e contributivo, incorrendo nel sistema sanzionatorio di riscossione che deteriora ulteriormente la loro posizione finanziaria». «Sempre più spesso - concludono - il fantasma del fallimento aleggia sopra le teste degli imprenditori onesti, ma il dato insopportabile ed inaccettabile è che tutto questo sia causato dallo Stato. Un imprenditore non può chiudere a causa dello Stato».
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