I dati Istat divulgati oggi - e ripresi nella nota della Cisl sarda - attestano che nel corso del 2011 l’industria italiana è cresciuta dell’1,7%, percentuale spalmata sui diversi settori che non coinvolgono la Sardegna
CAGLIARI - La crisi nazionale di alcuni settori produttivi coinvolge pesantemente le industrie sarde della raffinazione, del tessile e della produzione di energia elettrica. I dati Istat divulgati oggi (sabato) - e ripresi nella nota della Cisl sarda - attestano che nel corso del 2011 l’industria italiana è cresciuta dell’1,7%, percentuale spalmata sui diversi settori, e documentano che tale tendenza positiva non sembra coinvolgere la Sardegna.
L’incremento produttivo nazionale ha, infatti, interessato tutti i settori non presenti nell’isola: farmaceutica (+10,1%), fabbricazione computer, prodotti elettronici e ottici, apparecchi elettromedicali e strumenti di misurazione ( queste voci insieme +7,2%). Significativo, inoltre, l’incremento del settore estrattivo e della cavazione, ma anche questo esclude attività svolte in Sardegna.
Le diminuzioni riguardano settori tipici dell’industria sarda: raffinazione prodotti petrolifere (- 12% nazionale), industrie tessili (- 10,9%), produzione energia elettrica (-12%). Questi dati dimostrano che il sistema industriale sardo attraversa una fase di declino, accentuata, nel caso dell’isola, dai gap infrastrutturali che, nonostante reiterate rivendicazioni, non trovano ancora soluzione. «Anche per queste ragioni - dice il segreatrio regionale Cisl, Giovanni Matta - diventa sempre più urgente una fase di mobilitazione che vedrà impegnati tutti i settori produttivi sardi con lo sciopero generale del 9 marzo 2012, ma soprattutto con le manifestazioni in atto nei territori».
Commenti