Cgil, Cisl e Uil lanciano un ultimatum alla classe politica sarda. Dramma lavoro con 56mila disoccupati e 1000 aziende a rischio. Invito al dialogo e alla coesione da parte del presidente della Regione
CAGLIARI - «Se ne vadano a casa e si ridia la parola agli elettori se non sono in grado di dare risposte alla crisi». Questo è l'ultimatum lanciato dai sindacati - Cgil, Cisl e Uil - alla classe politica sarda.
La prima emergenza è il lavoro, ovvero la mancanza di lavoro nell'isola. Circa 56mila giovani sono disoccupati, 100mila persone utilizzano gli ammortizzatori sociali e piu' di 1000 aziende hanno dichiarato lo stato di crisi, con l'industria che ha perso 10mila unita' in 3 anni: i numeri di un quadro socio-economico che peggiora ogni giorno. Ma sul tavolo i sindacati portano anche le altre questioni irrisolte: entrate, patto di stabilità e insularità.
Prove di dialogo da parte dell'esecutivo guidato da Cappellacci che in una nota ha dichiarato di voler «trovare la giusta coesione» con i sindacati, e confermando un impegno della Regione «in ciascuno dei temi indicati». Risultati a parte.
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