Lo scopo della visita è quello di ottenere per l’Italia il principio di regionalizzazione delle malattie suine, così da aumentare la gamma di prodotti esportabili verso il Brasile. Una occasione di sviluppo anche per le aziende sarde accreditate
SASSARI - «Dalla data di arrivo in Sardegna, nel 1978, la peste suina africana non è mai uscita dall’Isola». Sono le parole rassicuranti che hanno pronunciato il responsabile dell’Osservatorio epidemiologico regionale dell’Istituto Zooprofilattico della Sardegna e i funzionari dell’assessorato regionale alla Sanità di fronte a una delegazione di ispettori del ministero dell’Agricoltura brasiliano in visita ieri mattina alla sede centrale dell’Izs. Lo scopo dell’incontro, fortemente voluto dal ministero della Salute e dalle organizzazioni di categoria, era quello di ottenere per il nostro Paese la regionalizzazione delle malattie suine, cioè il riconoscimento del principio secondo cui la presenza di un focolaio in un’area circoscritta non determina il divieto di esportazione delle carni dall’intero Stato.
Al momento, infatti, l’Italia, può esportare verso il Brasile solo prodotti suini cotti o a lunga stagionatura e le aziende produttrici vorrebbero ampliare la gamma delle tipologie ammesse. Un’opportunità anche per la Sardegna, che con il riconoscimento dalla regionalizzazione potrebbe ottenere un’occasione di sviluppo per gli allevamenti dichiarati immuni. «Il 90% degli allevamenti suini sardi sono di tipo familiare e i prodotti derivati sono destinati soprattutto all’autoconsumo e al mercato locale - ha detto il responsabile dell’Osservatorio epidemiologico regionale, Sandro Rolesu -. Perciò le uniche carni che possono entrare nel circuito internazionale sono quelle prodotte da aziende a carattere intensivo, accreditate per l’esportazione. Questo significa che il rischio di trasmissione del virus all'esterno del territorio regionale è molto basso», ha spiegato Rolesu.
Durante la visita, gli ispettori brasiliani hanno preso nota dei sistemi di controllo degli animali e dei prodotti trasformati in Sardegna in applicazione delle norme europee. I funzionari dell'Izs hanno presentato i dati dell’attività di controllo della peste suina africana, dalle zone di sorveglianza all'anagrafe regionale, fino agli esami sierologici. La visita è poi proseguita nella sede della Asl di Sassari, che lavora al fianco dello Zooprofilattico per il Piano di eradicazione della malattia. «L'applicazione del “pacchetto igiene” dell'Unione europea garantisce un sistema di controllo che va dalle campagne ai mattatoi – hanno concluso i sanitari regionali -. Inoltre, esiste un forte raccordo tra ministero della Salute, Regione, Istituto Zooprofilattico, Asl e Università che permette un monitoraggio scientifico continuo contro la circolazione del virus».
Foto d'archivio
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