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Red 30 dicembre 2009
Il "controbilancio" del Partito democratico
Mario Bruno traccia un "controbilancio" di fine anno della politica della Giunta regionale. «Stiamo insomma puntando a un 2010 di svolta, che sappia affrontare con coraggio e senso di responsabilità una realtà economica difficilissima, con l’apporto di tutti»


ALGHERO - «In nove mesi di mandato, un'unica dichiarazione del presidente della Regione Ugo Cappellacci ha trovato compimento. “Non abbiamo un’idea di Sardegna”, aveva detto nelle sue dichiarazioni programmatiche ed è stato di parola. In questo primo scorcio di legislatura le idee sono state le grandi assenti nelle politiche della Regione». Lo sostiene il capogruppo del partito democratico in regione Mario Bruno, che traccia un "controbilancio" di fine anno della politica della Giunta regionale.

«Né il Programma Regionale di Sviluppo né le due manovre di bilancio ci hanno fatto capire quali siano le strategie di questa Giunta. Si vive alla giornata: lo si vede dagli assessori che vanno e vengono per incompetenza o per seguire altri percorsi. Non c’è più neanche il feeling annunciato con le autonomie locali (la legge sul fondo unico buttata alle ortiche), con i sindacati, con i territori (si vedano le contestazioni nel centro nord, anche nei feudi dove il Pdl stravince)».

«Quanto al resto, non sono riusciti a realizzare nulla di quanto promesso: i sardi hanno perso perfino il sorriso che era stato annunciato. Eppure il centrodestra avrebbe gli strumenti per incidere sulla nostra realtà economica e sociale. Il successo della vertenza entrate ha portato in dote a questa giunta regionale un miliardo e mezzo di euro in più che potrebbero segnare nuove politiche di sviluppo a partire dal 2010. Ma, appunto, non c'è lo straccio di un'idea».

Rapporti con lo stato. «Mai la nostra Regione è stata così debole nei confronti dello Stato, mai la nostra voce – per dirla con le parole di Beppe Pisanu – è stata così flebile. Non avevamo dubbi - puntualizza Bruno - per il tipo di campagna elettorale di identificazione col premier Berlusconi: inevitabili gli schiaffi subiti per il G8 scippato a La Maddalena, per la perdita dei fondi FAS, per la beffa dei fondi per la Sassari-Olbia, per la drammatica crisi dell’industria che non ha visto purtroppo i salvataggi delle aziende in crisi promessi da Berlusconi e Cappellacci, con buona pace di Sartor, Eni e dello stesso governo».

Giunta. «Più che una giunta stabile – quella che governa la Sardegna - potremmo definirla una porta girevole: cinque assessori entrati e usciti nel corso di nove mesi e mezzo. È questo il primo record di Cappellacci, utile a sottolineare – se ce ne fosse bisogno – l’estrema fragilità e l’inadeguatezza di questo centrodestra, occupato più a ricercare improbabili equilibri interni che ad affrontare e risolvere i problemi dei sardi. Dopo l’abbandono dell’assessore al lavoro, sostituito dopo lunghi mesi in cui il presidente ha assunto l’interim solo per facciata ma senza determinare le politiche, quello dell’assessore all’industria che ha dovuto cimentarsi con affanno nelle disattese promesse elettorali del premier e nei drammi della crisi, ora è il turno del terzo assessore alla difesa dell’ambiente (ma quello uscente tornerà, forse: intanto mantiene la poltrona grazie a un fedelissimo). Un cambio ogni tre mesi: un altro record che evidenzia la scarsa considerazione che questa Giunta assegna alle politiche ambientali».

Ambiente. «Non per niente l’unica vera legge che ha caratterizzato il 2009 è stata il “Piano cemento”, cioè lo smantellamento del sistema normativo di tutela ambientale, paesaggistica ed urbanistica degli ultimi vent’anni, con un attacco – ben mascherato – alla crescente cultura dello sviluppo sostenibile, l’unica in gradi di produrre economia valorizzando le nostre ricchezze ambientali. Via libera all’edificazione dappertutto - attaccano dal Partito democratico - nei centri storici e perfino nella fascia dei trecento metri dal mare. Una legge scritta male, frettolosa e illegittima: la Giunta è dovuta correre ai ripari dopo le bacchettate di Roma ad appena un mese e mezzo dall’entrata in vigore (per restare in tema di record) con un nuovo disegno di legge che ricomprende le intese col Ministero per modificare la pianificazione paesaggistica».

Scuola e sanità. «È stata utilizzata la prima legge finanziaria per annunciare il ripristino del sistema della formazione professionale ed il riequilibrio tra scuola pubblica e privata. Vale a dire, più privato. Mentre il Governo taglia (duemiladuecento lavoratori sardi in meno nella scuola sarda) la Regione ha pensato di stipulare col Governo un accordo al ribasso, senza garanzie per la nostra specificità, anzi supplendo con fondi propri ai tagli governativi solo per qualche occasione di lavoro temporanea». «Nella sanità è stato utilizzato un sub-emendamento al cosiddetto “collegato” per mettere le mani sulla sanità - accusa Mario Bruno - un commissariamento generalizzato, senza un giudizio analitico sul raggiungimento degli obiettivi dei manager, mascherato da pseudo riforma. Anche per la sanità, come per la scuola, si parla di riequilibrio tra pubblico e privato. Cioè, più privato. A discapito dei cittadini».

Abbiamo cercato di fare politiche non ostruzionistiche, di proposta e di denuncia - conclude il capogruppo del Partito democratico mario Bruno, ma evitare lo sterile muro contro muro non significa auspicare occasioni di inciucio. Noi continueremo a costruire l’alternativa democratica, ricercando il dialogo sui temi più importanti. «Le nostre proposte per il lavoro, per la famiglia, per la casa, per le imprese, per una scuola di qualità, per un nuovo sistema di welfare regionale e per un robusto sostegno a tutte le attività produttive rimangono centrali per la Sardegna. Lavoriamo ad una proposta di legge di riforma dello Statuto Autonomistico, che valorizzi la nostra specificità e ad un ruolo più attento, nel sistema delle autonomie, degli enti locali sardi. Stiamo insomma puntando a un 2010 di svolta, che sappia affrontare con coraggio e senso di responsabilità una realtà economica difficilissima, con l’apporto di tutti».

Nella foto: Mario Bruno
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