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Carlo Mannoni 26 aprile 2023
L'opinione di Carlo Mannoni
I chiaroscuri della Sardegna


Seduto sulla cima della montagna, il vecchio saggio osserva dall’alto la sua terra e il mare che la circonda, riflettendo sulla sua condizione d’insularità, uno status che il suo popolo vede a volte come una benedizione, altre come una maledizione. Rileva, distaccandosi dalle passioni umane, che non tutti i mali della sua terra derivino dalla condizione d'essere fisicamente isolata dagli altri, ma che ci sia una maledizione ben più grave e sempre incombente, l’isolamento culturale, coltivato, voluto e accettato, che si traduce nel non fare ciò che si potrebbe o nel farlo male, impedendo il riscatto a cui il suo popolo aspirerebbe. Il recente rapporto dell’Istat sul BES 2022, acronimo di “benessere e sostenibilità”, presenta una Sardegna con luci e ombre, buona parte conseguenti al nostro saper fare bene o far male. Per citare alcune luci, siamo tra i primi in Italia nella raccolta differenziata col 74,5%, a fronte della media italiana del 63%, e nel verde urbano, 35,8 mq. per abitante, ci collochiamo oltre la media italiana (32,5 mq.). Siamo tra le prime quattro regioni nella frequenza degli asili nido col 37,3%, dinanzi al 29,5% nazionale, al 22,8% del Mezzogiorno e al 34% del Nord.

La Sardegna è addirittura primissima per la frequenza della scuola dell’infanzia col 95%, superiore al dato medio nazionale del 92,8%.
I colori scuri della nostra realtà s'intravvedono quando, dopo le scuole elementari e le medie, si tirano le somme e si pongono a verifica i risultati raggiunti negli studi dai nostri ragazzi. In Sardegna, su 100 studenti della terza media, 44 non hanno competenze alfabetiche adeguate (38,6 a livello nazionale e 21,7 Ue) mentre sono ben 55 i ragazzi privi di competenze numeriche sufficienti (43 in Italia e 22,4 Ue). Non va bene da noi neanche nel prosieguo degli studi: solo il 54,6% delle persone, nell’età compresa tra il 25 e i 64 anni, ha un diploma, a fronte del 63% dell’Italia. Il dato è ancora più sconfortante se ci confrontiamo con la media del 78,7% dei paesi Ue e con i picchi della Germania (86,6%), della Francia (80,4%) e del Regno Unito (80,1%). Tra le provincie sarde solo l’area metropolitana di Cagliari si pone col 63,2% oltre la media nazionale. Tale dato è coerente con l’altro, che ci situa al quartultimo posto in Italia, con il 21,4% dei giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano, a fronte del 19% nazionale. Siamo inoltre terzultimi per l’abbandono precoce dell’istruzione e della formazione col 14,7% dei giovani con la terza media, di età tra i 18 e i 24 anni, non inseriti in un percorso di istruzione o formazione (Italia 11,5%).
Ci diplomiamo poco, è vero, ma abbiamo una discreta percentuale di iscritti all’università, nello stesso anno del diploma, ovvero il 50,1%, a fronte del 51,9% nazionale. Per un attimo ci rassicuriamo, ma subito dopo ci imbattiamo nell’altro dato che ci riporta a una realtà meno tranquillizzante.

In Sardegna solo 22,7 giovani su 100 tra i 25 e i 39 anni conseguono la laurea o altro titolo di studio terziario a fronte del 28,1% nazionale, con punte del 31,3 e del 31,7 percento al nord e al centro dell’Italia, e del valore medio europeo del 41%. La più alta percentuale di laureati in Sardegna si riscontra nell’area metropolitana di Cagliari col 32,1%, ben oltre la media nazionale, seguita, purtroppo con valori assai negativi, dalla provincia del Sud Sardegna (21,7%), di Oristano (20,7%), Nuoro (20,1%), e di Sassari con appena il 16,7% di laureati, tutti sotto la media del Mezzogiorno (22,4%). Insomma, osserva il vecchio dall’alto della montagna, poiché la nostra rinascita dipenderà non poco dal grado di istruzione dei nostri giovani, se riusciremo a fare ciò che è nelle nostre possibilità e, soprattutto, a farlo bene, potremmo essere, per buona parte del nostro esistere, artefici diretti, in positivo, della nostra condizione. E non c’è poi molto tempo da perdere perché la Sardegna ha in Italia uno dei più alti indici (il quarto) di disuguaglianza del reddito disponibile e di rischio di povertà, è terza in termini di bassa intensità di lavoro mentre circa il 12% delle famiglie ha grande difficoltà ad arrivare a fine mese, la terza situazione di maggior disagio tra le regioni italiane. Non a caso i sardi (fonte la stessa Istat) esprimono tra gli italiani il peggior gradimento nei partiti politici, attribuendo a questi ultimi il voto di 2,8 su 10.

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