red
27 marzo 2004
Città viventi e città morenti
Ad Alghero, Martedì 30 marzo presso la Sala Manno in Via Marconi, presentazione del libro di Enzo Scandurra

La città moderna, ovvero l´idea moderna della città, organizzata sui concetti di ordine, regolarità, pulizia, eguaglianza e buon governo, è stata irreversibilmente consegnata alla storia passata trasformandosi in qualcosa di assai diverso che facciamo fatica a rappresentare, descrivere, raccontare. Urbanisti, architetti, studiosi della città hanno esaltato la grandiosità e la bellezza della “città di pietra” espressione coniata nella disciplina urbanistica per definire i monumenti e le architetture prodotte in Europa, soprattutto dal Rinascimento in poi, ricordandoci che essa sopravvive all´incessante alterazione delle forme dell´umanità. Tuttavia se confrontata con i mutamenti sconvolgenti che si riassumono sotto il nome di globalizzazione, o anche con l´esplosione di umanità che caratterizza la città dell´Oriente e dell´Africa, la città di pietra appare una grandiosa, stupefacente meravigliosa archeologia in dismissione. Che non fosse un cristallo dagli angoli netti, dalle superfici distinte e levigate, lo avevano detto in molti: da Poe a Dickens, da Baudelaire a Benjamin e poi Zola, Hugo, Apollinaire, Dos Passos, Leopardi, fino alle raffinate e complesse rappresentazioni di Calvino. La città o almeno quell´idea di un luogo del vivere insieme, è altro e altrove da quella occidentale che quanto più si specializza tecnologicamente, tanto più mostra la sua estrema fragilità e la sua scarsa adattabilità a sopravvivere. Essa non ha forse più futuro se non ibridandosi, mutando, accogliendol´altro e la sua storia diversa.
Commenti
|