Un campo da golf da 18 buche consuma in media 2.000 metri cubi di acqua al giorno. Ovvero ogni 24 ore un percorso si "beve" la stessa quantità d´acqua consumata da un paese da 8.000 persone in contrapposizione con il principio di sostenibilità dell´uso delle risorse naturali propugnato dall´Agenda 21
Nel corso degli anni è ritornato, in diverse occasione, un mega-progetto turistico-immobiliare nell´area di Porto Conte-Pineta di Mugoni. L´attuale proposta imprenditoriale prevederebbe una volumetria complessiva 1 milione di metri cubi su circa 20 ettari di zona F previste nel PRG di Alghero all´interno di un comprensorio di 285 ettari complessivi classificati come agricoli e di tutela. La proposta imprenditoriale si articolerebbe in due fasi: 700 mila metri cubi di cemento per la realizzazione di due complessi alberghieri, due campi da golf, 24 campi da tennis e insediamenti residenziali con appartamenti in case di abitazione di diverse tipologie, attrezzature sportive e per il benessere del corpo; nella seconda fase altri 300 mila m. cubi di cemento. Gli indici di fabbricabilità ipotizzati sarebbero rispettivamente pari a circa 0,23 e 0,33 m.cubi/m.quadrato. Complessivamente si ipotizzano 12 mila posti letto di cui 10 mila in un villaggio di seconde case e strutture annesse. Il "peso" dell´intervento, cioè 1 milione di metri cubi di cemento, verrebbe considerato necessario al fine di realizzare un´opera economicamente sostenibile. Ma tale proposta è insostenibile non solo perché è all´interno di un parco naturale ma anche dal punto di vista dell´attuale PRG che consentirebbe al massimo una volumetria, nei circa 20 ettari di zona F, pari ad una struttura simile all´hotel Baia di Conte. Nulla di più. Inoltre nell´elaborazione dell´analisi finanziaria si ipotizzerebbe di far ricorso a incentivi finanziari pubblici e agevolazioni fiscali pari al 50-60% degli investimenti.
Inoltre si prevederebbero 2 campi da golf da 18 buche: complessivamente occorrerebbero circa 100 ettari. Altrettanto insostenibili sono i campi da golf, dal punto di vista ambientale e della biodiversità, all´interno di un parco naturale regionale. I motivi di preoccupazione non mancano. Le prime storiche opposizione alle strutture de golf sono nate in centro-America nel Messico e soprattutto in Asia, dove è sorto un movimento mondiale contro nuovi campi da golf (GAM, Global Antigolf Mouvement) su impulso di un giapponese ex golfista, Gen Morita. Il prof. Vittorio Gallerani dell´Università di Bologna spiega che "Il campo da golf necessita di una notevole quantità d´acqua irrigua per mantenere un´adeguata crescita della vegetazione nelle aree di gioco" (Agrobusiness Paesaggio Ambiente nn.2-3 1997/1998). Secondo altre stime si ritiene che un campo da golf da 18 buche consuma in media 2.000 metri cubi di acqua al giorno. Ovvero ogni 24 ore un percorso si "beve" la stessa quantità d´acqua consumata da un paese da 8.000 persone. E´ una quantità non trascurabile oltre che in relazione al 1,5 miliardo di persone nel mondo che non ha accesso all´acqua potabile anche all´emergenza idrica nella stessa Sardegna. Un uso ludico, quello dell´innaffiamento per il mantenimento del golf, contraddice il principio di sostenibilità dell´uso delle risorse naturali propugnato dall´Agenda 21. Mentre qualora si realizzassero, per l´approvvigionamento idrico, dei propri pozzi non può essere trascurato il fatto che le trivellazioni per pozzi sono causa diretta e inequivocabile di un aumento della percentuale di sale nell´acqua nelle falde idriche preesistenti. E´ il fenomeno di salinizzazione delle acque per uso civile studiato ampiamente nelle sedi universitarie. Inoltre sono considerevoli anche le quantità di fertilizzati e pesticidi necessari per il mantenimento dei green. Per il settimanale New Scientist in un campo da golf in Giappone si impiegano mediamente una tonnellata e mezzo di prodotti chimici all´anno una quantità superiore di 8 volte quella utilizzata per i campi da riso. E´ inoltre evidente che la creazione di un manto vegetale estraneo alla macchia mediterranea è inammissibile e inconcepibile in un parco che si vuole definire naturale in quanto, oltre agli aspetti sopra descritti, semplificherebbe notevolmente la biodiversità del parco regionale di Porto Conte e risulterebbe in contrasto con le finalità del Parco regionale di Porto Conte specificate dall´articolo n. 1 comma 2 della legge istitutiva che recita: "Il parco assicura la gestione unitaria del complesso di ecosistemi (.) garantendo anche in considerazione della loro rilevanza internazionale, la conservazione e la valorizzazione delle risorse naturali, ambientali, storiche e culturali, la loro fruizione sociale, la promozione della ricerca scientifica e della didattica ambientale, nonché lo sviluppo delle attività economiche compatibili, in primo luogo quelle tradizionali, agricole, zootecniche, artigianali e turistiche e la riqualificazione ecologica degli insediamenti."
Considerato che la città di Alghero ha fatto, con consapevole maturità culturale, una precisa scelta: il Parco Naturale di Porto Conte al fine di restituire alle generazioni future il patrimonio naturale, il WWF chiede al Presidente del Parco Regionale di Porto Conte di dare immediato avvio al concreto e reale funzionamento dell´ente di gestione predisponendo e attuando progetti di rinaturalizzazione di quelle aree oggi destinate al pascolo ovino; progetti di tutela della fauna a rischio di estinzione e di prelievo selettivo di specie in eccesso; progetti di fruizione; interventi giuridico-amministrativi che pongano fine a quegli episodi di degrado e di abusivismo costiero restituendo integrità paesaggistica nell´interesse generale e in ottemperanza degli obiettivi fissati dalla legge. Insomma di predisporre il Piano del Parco che produca finalmente, a 5 anni dalla sua costituzione, azioni e fatti concreti di sviluppo sostenibile e tutela della risorse naturali e culturali presenti nel territorio del parco regionale.
In ultima analisi siamo convinti che per la realizzazione di posti letto in strutture a rotazione d´uso e per un corretto processo di sviluppo economico sostenibile si debba procedere attraverso l´elaborazione del PUC, che inequivocabilmente dovrà stabilire il numero di posti letto necessari con una distribuzione oculata nelle parti meno sensibili dell´intero territorio comunale.
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