Inoltrato alla Commissione Europea il ricorso contro il decreto approvato dal Consiglio regionale della Sardegna che riaprirebbe la caccia
Le associazioni ecologiste Amici della Terra, Lega per l´Abolizione della Caccia, Gruppo d´Intervento Giuridico, Movimento U.N.A. e Lega Anti-Vivisezione hanno inoltrato alla Commissione europea ed al Governo ricorso contro il decreto Assessore regionale difesa ambiente n. 3/V del 18 febbraio 2004 di attuazione della legge regionale n. 2/2004 approvata a maggioranza dal Consiglio regionale per consentire la c. d. caccia in deroga. Essi, infatti, viola le normative comunitarie in materia (direttiva n. 79/409/CEE e direttiva n. 92/43/CEE) nonchè la normativa nazionale vincolante (legge n. 157/1992) quando permette potenzialmente la c. d. caccia in deroga a carico di qualsiasi "specie di fauna omeoterma" che produca danni in agricoltura a mero giudizio dell´Assessore regionale della difesa dell´ambiente (sentito l´Assessore regionale dell´agricoltura) senza alcun parere di istituti tecnico-scientifici competenti in materia di gestione del patrimonio faunistico. In pratica - magari per accattivarsi i cacciatori - l´assessore di turno può - magari sotto elezioni - aprire la caccia al Cervo sardo con la scusa che mangia il foraggio.....
Lo scontato decreto assessoriale di attuazione, invece, senza alcuna giustificazione scientifica ha aperto la caccia potenzialmente a ben 6 milioni di esemplari di tordo bottaccio, tordo sassello, storno, passera sarda e passera mattugia. Ovviamente non esistono valutazione dei pretesi "gravi danni" alle coltivazione (in particolare il mirto... che viene raccolto fra novembre e dicembre), nè vengono tentati metodi alternativi (come richiede la normativa comunitaria). Al Governo è stato richiesto di proporre ricorso alla Corte costituzionale e di annullare l´illegittimo decreto assessoriale per evitare responsabilità in sede comunitaria, alla Commissione europea - invece - è stato richiesto di aprire una procedura di infrazione per violazione della direttiva n. 79/409/CEE e della direttiva n. 92/43/CEE.
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