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L.L.P. 27 aprile 2007
Lingua catalana: intervista a Rafael Caria
Lo studioso algherese ci parla dell’Acte Inaugural del Primer Centenari de l’Institut d’Estudis Catalano del 16 ottobre del 2006


ALGHERO - Dobbiamo prendere atto che una visione decisamente moderna e democratica del sapere si è andata con gli anni imponendo, grazie all’intenso lavoro di studio della lingua catalana, prodotto anche recentemente da Rafael Caria. Questa sua intensa produzione e costante attività gli è valsa l’elezione alla Sezione Filologica dell’Institut d’Estudis Catalans. Recentemente Caria ha messo a disposizione dei lettori di Alguer.it il suo ultimo lavoro “El català a l’Alguer: apunts per a un libre blanc”, che ha raccolto un ampio consenso cittadino per le sue innovative proposte rivolte particolarmente al municipio catalano. Abbiamo voluto sottoporre al linguista algherese alcune domande in merito a questo punto, ed alcune altre sulla nuova iniziativa come membro della suddetta istituzione accademica.

Dott. Caria, pensa che aver portato alla conoscenza dei suoi concittadini uno spaccato della situazione -piuttosto seria- in cui versa l’uso della lingua catalana ad Alghero, abbia prodotto in qualche modo effetti apprezzabili?
«L’unica valutazione che posso fare dai dati statistici offertimi dal quotidiano Alguer.it e da Alghero Notizie è che il saggio, nel breve volgere di un mese, è stato acquisito da oltre ottocento algheresi internauti. Quanti concittadini lo abbiano letto non mi è dato di sapere, mentre sarebbe interessante conoscere il pensiero sulla “vessata materia”, dei candidati a sindaco, a prescindere da chi vincerà le elezioni. Un dato tuttavia mi sembra rilevante ed è che tutte le associazioni operanti sul versante linguistico, sono state invitate, in tempi ravvicinati, a un confronto per trattare delle questioni aperte dal mio saggio, che vede tra i primi punti all’ordine del giorno la formazione di una Commissione Unitaria per la normalizzazione dell’uso sociale dell’algherese-catalano».

Lei è ottimista in questo senso?
«Non sono ottimista, ma neppure il contrario: ho il senso pratico della realtà. Credo che le forze politiche, sociali e culturali algheresi debbano saper interpretare il messaggio nazionale che ci è arrivato con la nascita del Partito Democratico in Italia; un segno dei tempi che dovrebbe essere fatto proprio dalla nostra comunità, dalle forze politiche e culturali perennemente lacerate da lotte intestine che ne bloccano la naturale emancipazione».

Veniamo alla sua nuova proposta, ce ne vuol parlare?
«Si, volentieri. Come membro dell’Institut d’Estudis Catalans, con la mia consorte, partecipai all’Atto Inaugurale del Centenario, che fu celebrato al Palau de la Música di Barcellona. Quella cerimonia solenne, oltre ai membri dell’accademia, vide la presenza di 1200 invitati provenienti da tutta Europa e anche da Alghero (il Prof. Carlo Sechi, Direttore dell’Obra Cultural ed il Prof. Antoni Torre, esponente della stessa associazione e di lì a quattro mesi, membro corrispondente della Sezione di Scienze Biologiche della medesima istituzione). Penso che tutti i presenti abbiano provato una forte emozione ed anche il senso del privilegio per aver partecipato a un così importante avvenimento. Si trattava, quindi, di far provare questa emozione e di ampliare questo privilegio anche alla nostra città, discriminata sotto questo aspetto, dalle distanze geografiche con le altre comunità di lingua catalana».

Come era strutturato l’atto inaugurale nell’incantevole Palau de la Música?
«Dopo la sintesi storica presentata dal nostro Presidente il Prof. Salvador Giner, seguì la conferenza magistrale in catalano di Joan Massagué, docente di biochimica all’Università del Massachusetts, e, dal 1989, resoponsabile del Centro del Cancer Memorial Sloan-Kattering di New York dove dirige il dipartimento di Biologia e Genetica del Cancro, ecc. Questa conferenza è, grazie anche al vostro quotidiano, a disposizione di quanti vogliano conoscere la situazione della lotta al cancro alle soglie del XXI secolo e quanti anni ancora si dovrà attendere prima di vederne la sconfitta finale. In prosieguo intervenne il Presidente della Commissione per il Centenario, il collega Prof. Antoni Riera, a cui seguì il concerto del coro di camera del Palazzo della Musica Catalana, diretto dal Prof. Daniel Mestre. La seconda parte della cerimonia ha visto gli interventi del Ministro alla Cultura dello Stato spagnolo, Donna Carmen Calvo e del Presidente della Generalitat de Catalunya, Pasqual Maragall. La cerimonia si chiuse con l’interpretazione di diverse “pieces” musicali, rappresentative di ogni territorio di lingua catalana, inclusa quindi la città di Alghero, interpretate dal citato coro».

Non ritiene che far andare in onda una manifestazione di questa portata, solo nella lingua originale, possa, in qualche modo, discriminare quanti non capiscono la lingua catalana?
«In prima istanza, sì. Tuttavia, penso che la lingua da tutelare non sia quella italiana, ma la nostra, quella algherese-catalana, oggi seriamente minacciata di estinzione. L’intenzione di chiederne l’emissione in versione integrale agli editori di CatalanTV, che personalmente ringrazio anche a nome del Presidente dell’IEC, non è quella di discriminare, ma al contrario di far capire che tutti gli algheresi, catalano-parlanti e no, possono, con legittima autostima, sentirsi parte, sul piano culturale, e a pieno titolo, di una comunità nazionale molto vasta, caratterizzata da una lingua e istituzioni millenarie e da immense risorse culturali, intellettuali ed economiche. Integrarsi nelle tradizioni storiche della città di Alghero, a partire da quella linguistica, credo che sia dovere di tutti i nostri, vecchi e nuovi concittadini, siano essi di provenienza isolana, continentale, comunitaria o extracomunitaria».

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