Interventi utili possono essere la creazione di alcuni punti di "rifornimento alimentare" e di acqua all´interno del parco trasferimento di esemplari in eccesso in altre zone del territorio regionale
Da qualche tempo si susseguono le notizie relative alle "escursioni" prevalentemente notturne di Cinghiali nelle zone agricole di Porto Conte, Maristella, Fertilia e della Nurra di Alghero. Proteste da parte degli agricoltori, qualche "rimedio" piuttosto drastico (recinzioni elettriche), alcuni bracconieri (sorpresi sul fatto e denunciati dai Carabinieri) e tanta rabbia. Innanzitutto si deve ricordare che una sensibile oltre che visibile presenza faunistica rappresenta una ricchezza del territorio sia sotto il profilo ecologico-ambientale che sotto il profilo turistico, cioè sul piano della primaria fonte di reddito algherese. E´, poi, il caso di riflettere sulle cause e di proporre delle soluzioni. In primo luogo appare necessario che l´Ente di gestione del parco naturale regionale "Porto Conte" (azienda speciale del Comune di Alghero che finora ha brillato per la sua totale . "assenza di gestione") promuova un corretto censimento scientifico delle principali specie faunistiche dell´area (non soltanto del Cinghiale, ma anche del Daino, ecc.): in caso di sua perdurante latitanza, deve essere l´Assessorato regionale della difesa dell´ambiente a svolgere tale fondamentale compito conoscitivo. Tuttavia non dovrebbe essere azzardato ritenere che le cause principali siano l´insufficienza delle risorse alimentari da un lato e l´aumento numerico dall´altro.
Interventi sicuramente utili possono essere rappresentati dalla creazione di alcuni punti di "rifornimento alimentare" e di acqua all´interno del parco naturale "Porto Conte". Interventi successivi, quali ad esempio il trasferimento di esemplari in eccesso in altre zone del territorio regionale con assenza o bassa densità di Cinghiali, possono essere adottate soltanto al termine del necessario censimento scientifico. L´apertura della caccia sotto le forme più "ecologiche" e "sostenibili" oggi tanto di moda quanto attraversate da una sottile ipocrisia, cioè "abbattimenti selettivi" o "caccia riservata ai residenti", è un´ipotesi assurda quanto controproducente perché non si deve andare a caccia dentro aree protette e, comunque, non si interviene sulle cause.
Ulteriore aspetto non secondario è rappresentato dal risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica ed effettivamente subiti dagli agricoltori: l´art. 15 della legge n. 394/1991 e successive modifiche ed integrazioni (legge quadro nazionale sulle aree protette) prevede che siano gli Enti gestori dei parchi a fornire i risarcimenti dietro specifico regolamento. Nel caso di assenza di regolamento (come per il parco "Porto Conte") e di aree protette regionali, comunque, in via generale per i danni in campo agricolo provocati dalla fauna selvatica deve provvedere la Regione autonoma della Sardegna, ai sensi dell´art. 59 della legge regionale n. 23/1998. Le richieste di risarcimento, quindi, vanno indirizzate all´Assessorato regionale della difesa dell´ambiente, il quale - quando inizierà a riceverne parecchie - forse si sveglierà dal pluriennale torpore e si renderà conto dell´assoluta mancanza di attività dell´Ente gestore del parco naturale "Porto Conte". Un´area protetta di straordinario valore assediata da abusivismo edilizio ed inquinamenti vari e non indicata neppure da uno straccio di cartello...
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