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A.B. 14 aprile 2016
Vertenza Cacip: Corte d´Appello accoglie richieste Abbanoa
La Corta ha ridotto della metà quanto preteso dal Cacip per il trattamento nel depuratore del Consorzio industriale dei reflui provenienti dai Comuni di Elmas, Decimoputzu, Uta, Villaspeciosa, Sestu, Decimomannu ed Assemini


CAGLIARI - Nei costi della depurazione erano finite anche le acque piovane e quelle di dilavamento dei terreni circostanti: la Corte d’Appello di Cagliari ha accolto le richieste di Abbanoa e ridotto della metà quanto preteso dal Cacip per il trattamento nel depuratore del Consorzio industriale dei reflui provenienti dai Comuni di Elmas, Decimoputzu, Uta, Villaspeciosa, Sestu, Decimomannu ed Assemini. Ad ottobre, in primo grado, il Tribunale di Cagliari aveva condannato Abbanoa a pagare 3,5milioni di euro. Ora, la Corte ha ridotto l’importo ad un milione e 750mila euro.

«Il Gestore unico non si è mai opposto a voler pagare il Cacip, ma nella misura realmente dovuta. Nelle quantità stimate dal Consorzio industriale, invece, figuravano anche le acque piovane e quelle di dilavamento dei terreni. Tutto ciò nonostante il Testo unico sull’Ambiente indichi esclusivamente che debbano essere riconosciuti soltanto i proventi dei canoni di depurazione riscossi dagli utenti», spiegano da Abbanoa. «La tariffa è riscossa dal gestore del servizio idrico integrato - recita l’articolo 156 - Qualora il servizio idrico sia gestito separatamente, per effetto di particolari convenzioni e concessioni, la relativa tariffa è riscossa dal gestore del servizio di acquedotto, il quale provvede al successivo riparto tra i diversi gestori interessati». In primo grado, il giudice non aveva assegnato ad un consulente tecnico il compito di determinare quanto dovuto e si era basato esclusivamente sui dati forniti dal Cacip. Per questo motivo, Abbanoa aveva fin dall’inizio ritenuto ingiusta e senza fondamento la sentenza e fatto immediatamente ricorso alla Corte di Appello.

I giudici di secondo grado hanno accolto la richiesta del Gestore unico, difeso dagli avvocati Giuseppe Macciotta e Stefania Lecca, di sospendere l’esecuzione della prima sentenza ritenendo le «contestazioni non del tutto infondate», si legge nell’ordinanza della Corte d’Appello: «Non possono ritenersi parimenti infondate - aggiungono i giudici di secondo grado - le deduzioni dell’appellante in ordine al grave pregiudizio che subirebbe». Per questi motivi, la Corte ha rivisto l’importo da corrispondere alla metà di quanto stabilità dalla sentenza di primo grado: da circa 3,5milioni ad un milione e 750mila euro. L’ordinanza della Corte d’Appello di Cagliari segue altri pronunciamenti favorevoli da parte dei Tribunali di tutta l’Isola sui contenziosi con i Consorzi. A gennaio, sempre la Corte d’Appello (Sezione di Sassari) aveva drasticamente ridotto le pretese del Consorzio industriale provinciale di Sassari da 5,5milioni di euro ad appena 400mila euro sempre sui canoni di depurazione.
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