Gian Antonio Stella ospite a Porto Torres, per presentare il suo ultimo libro inchiesta «Se muore il sud», lancia un messaggio di speranza, la possibilità di cambiare se cambia la classe dirigente
PORTO TORRES - Se muore il sud muore il resto dell'Italia. Certo qualcuno potrebbe dire che resta la Padania, ma è cosa piccola rispetto al nostro grande paese, che esiste grazie anche al mezzogiorno. Gian Antonio Stella ospite a Porto Torres, presso la sala Canu, per presentare il suo ultimo libro inchiesta «Se muore il sud», introdotto dai giornalisti Alberto Pinna (Corriere della Sera) e Gianni Bazzoni(Nuova Sardegna), attacca duramente la classe dirigente meridionale e nazionale, vera responsabile della situazione precaria reale, una classe dirigente non solo politica, ma anche dell’università e dell’imprenditoria. Un libro sulla questione meridionale italiana, scritto insieme ad un altro maestro del giornalismo italiano Sergio Rizzo, il resoconto di una catastrofe, inaccettabile secondo l’autore che più volte, nell’elencare dati e statistiche attraverso un video, commenta i fatti allarmanti.
Una sottovalutazione del problema del mezzogiorno figlia dell’allora governo piemontese , che si è protratta sino ai nostri giorni, un errore che ha determinato un disastro economico, derivante dalle scelte scellerate di alcuni politici meridionali, che ancora oggi hanno come obiettivo quello di continuare a ricevere sussidi, gestiti in maniera clientelare senza effettivamente risolvere i problemi. «Alla base c’è il problema dei trasporti, vent’anni fa c’erano quattordici treni al giorno,sette all’andata e sette al ritorno, tra Reggio Calabria e Bari, la corsa più veloce è il pullman sostitutivo notturno che fa una strada pazzesca» - denuncia Gian Antonio Stella. Lo Stato negli ultimi anni sembra avere completamente rimosso ed abbandonato il Mezzogiorno sui trasporti. E’ vero che anche il Nord ha perso punti rispetto al resto d’Europa, la Lombardia oggi è scesa al 126esimo posto tra le regioni d’Europa più competitive. È un dato tragico, ma è anche vero che il Sud è precipitato a picco. «La regione dello Yugozapaden che è in Bulgaria, in dieci anni, dal 2000 al 2010, è stata protagonista di un recupero formidabile nei confronti del resto d’Europa. – continua Stella - era partita dal 37% del Pil procapite medio europeo e in dieci anni ha sorpassato tutte le regioni meridionali compresa la Sardegna».
La spiegazione di questa situazione allarmante sta nel rapporto scellerato tra la politica settentrionale e quella del Mezzogiorno, tanti gli obiettivi della politica tranne quelli di far crescere il meridione, che conta da solo quindici siti Unesco, ma detiene il record più basso per il numero di turisti contati. Un esempio su tutti la Sicilia che ha delle coste lunghissime e sei siti Unesco ma non ha neanche un decimo dei turisti delle più piccole Baleari, bell’esempio di conversione dell’industria al turismo. Mentre il nostro meridione, la cui situazione rispecchia quella locale, di Porto Torres, dopo decenni di risorse erogate per promuovere lo sviluppo, nel tentativo di riscattare il Mezzogiorno, non è stata capace di investire sulle sue grandi risorse potenziali. Questi sono solo alcuni degli episodi riportati nel libro che sono la dimostrazione di una sconfitta epocale. Eppure non se ne parla, non si parla più di un territorio ricco di arte, cultura, potenzialità, risorse lavorative e imprenditoriali che è sparito dai discorsi della grande politica nazionale e meridionale. Tuttavia «se muore il Sud, nasconde anche un messaggio di speranza, la possibilità di risollevarsi, cambiando le mentalità, ma soprattutto la classe dirigente - conclude Gian Antonio Stella». Alla libreria Koinè, promotrice dell’evento, in vendita il libro “Sei per la Sardegna” il cui ricavato sarà devoluto per la realizzazione della piazza di Bitti, rimasta distrutta dall’alluvione. Il ciclo degli incontri presso la sala Filippo Canu, proseguirà a Marzo con lo scrittore ligure Marco Buticchi.
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