Sempre più numerosi i negozi dei cinesi in città. Un fenomeno che riflette l´apertura delle frontiere internazionali e che si sta concentrando anche nella Riviera del Corallo
ALGHERO - Mentre gli esercenti locali attendono la stagione turistica per tracciare un bilancio decisivo della crisi che coinvolge l’economia locale e non solo, i cinesi sembrano essere immuni dal calo drastico delle vendite. Una ventina le attività in città con locali di svariate dimensioni e sparsi in tutti i quartieri. «Ci adeguamo alla globalizzazione ma l’auspicio è il rispetto delle norme» commenta Massimo Cadeddu, presidente di Confcommercio Alghero che assicura il monitoraggio anche nei confronti delle attività dei cinesi ad Alghero, ormai leader indiscussi del mercato di medio-bassa qualità, l’unico a trarne giovamento in questi tempi di recessione.
Gli esercizi “Made in China” assomigliano sempre più a dei bazar dove si possono trovare: vestiti, biancheria intima, accessori e oggettistica per la casa. A servire non solo cinesi, ma sempre più commesse algheresi e non solo, i proprietari dei locali concessi in affitto fanno sapere - che come locatari risultano affidabili e puntuali -. Niente di sbagliato, dunque, dove vi è il rispetto delle regole e varia l’offerta di merce e prezzi e, seppur ancora in pochi casi, anche quella occupazionale. Tuttavia, il discorso assume contorni più forti ed vasti quando si affronta il tema del lavoro all’origine del prodotto e delle condizioni di sicurezza dei dipendenti che hanno sempre condannato il commercio, che oltrettutto non riguarda solo i negozi dei cinesi, ma buona parte del settore tessile degli ultimi anni.
Dal 2005, infatti, si è assistito alla completa apertura dei mercati europei ai prodotti tessili e calzaturieri, con un interscambio commerciale che ha superato i 200 miliardi. L’Unione Europea in questo processo è diventata il primo destinatario per le esportazioni da Pechino. A farne le spese é stata l’industria comunitaria; ma anche quella dei paesi in via di sviluppo ne ha risentito (Bangladesh, Sri Lanka, ma anche Marocco e Tunisia).
Nonostante la crisi globale, il 2008 è stato un anno record per il commercio cinese. Nei dodici mesi dell’anno passato la bilancia commerciale di Pechino ha infatti totalizzato un surplus di 290 miliardi di dollari, il 18% rispetto al 2007. Secondo gli analisti della dogana, qualche segnale di cedimento vi è stato solo a partire dallo scorso novembre e proseguirà (non in maniera considerevole) per tutto il 2009.
Fatti salvi i numeri del commercio, dei fatturati e degli esercizi, l’aspetto più sconosciuto sulla Cina all’Estero restano i cinesi. "Il grande mistero dell'onda migrante" sono stati definiti, per la vita riservata che conducono nelle città dove si trasferiscono, compreso Alghero. L’altro auspicio, allora, è che la globalizzazione permetta di vivere e interagire con una comunità sempre più numerosa e influente nelle nostre realtà, scoprendone la storia, la cultura e i valori millenari e non fermandosi solo ai vestiti a pochi euro e agli involtini primavera.
Commenti