Il cantautore romano ha emozionato l’eterogenea platea con brani dell’ultimo album ed intramontabili hits
ALGHERO – Jeans, camicia bianca e ray ban d’ordinanza. Così si è presentato Antonello Venditti sul palco dell’Anfiteatro di Maria Pia, per la tappa algherese del “Dalla pelle al cuore Tour 2008”. In platea, un autentico mix tra giovanissimi e chi giovane lo era all’inizio della carriera del cantautore romano. E lui li ha accontentati tutti, proponendo alcuni brani dell’ultimo album, che da il nome alla tournèe, e diverse hits ormai entrate nella storia della musica italiana.
Ha iniziato proprio con la canzone che da il nome all’album, per poi presentare la band, composta da due coriste, due chitarre elettriche, due bassi, un sax, due tastiere e dove spiccava il batterista Derek Wilson. Poi, via alle emozioni, con “Ci vorrebbe un amico”, “Giulio Cesare”, “Indimenticabile”. Qui, Venditti si è concesso il primo momento parlato del suo concerto, spiegando come «Ci sono pensieri, amori e cose indimenticabili. E canzoni legate ad eventi indimenticabili. Pensavo che quando ho scritto questa canzone nel 1977-78, fossimo in un momento storico importante e pensavo ad un 2000 diverso. Invece, siamo ancora alla fine degli Anni Settanta. Dobbiamo recuperare questi trent’anni che ci hanno rubato, in cinque o sei anni». Il brano di cui parla, e che dedica a tutte le donne, è “Sara”.
Spazio poi a “Notte prima degli esami”, “Roma Capoccia” e “Stella”. Su questo brano, Venditti ha qualcosa da dire, tra politica e società. «E’ una preghiera che mi porto appresso da tanti anni. E’ nata laica e sta diventando un po’ cattolica. Sembra la storia del Pd – sottolinea ironicamente – ed io non ci ho capito niente. Per me, questa canzone ha svoltato nel 1992, quando l’ho dedicata a tre persone: Antonino, Rocco e Vito, la scorta di Falcone. Quest’anno – prosegue amaro – l’Italia si è ricordata improvvisamente di altre scorte. Anche di Moro si erano dimenticati. Questa canzone è per noi».
Con “Il compleanno di Cristina”, “Scatola vuota” e “La mia religione” prosegue la serata, ma il cantautore romano ha voglia di parlare, di spiegare al suo pubblico, non solo con le canzoni, cos’ha dentro. «Ci sono momenti in cui le canzoni non le scrivi tu. Alcune canzoni ti arrivano dall’aldilà. A me ne sono arrivate due: “Lacrime di pioggia”, da mio padre; la seconda mi ha fatto scrivere questo album». Qui Venditti ha voluto ricordare un amico, il grande calciatore Agostino Di Bartolomei, colonna della Roma dello scudetto del 1983 e poi trasferito al Milan, sempre col barone Liedholm e poi alla Salernitana. Ricorda altri suicidi celebri, da Luigi Tenco a Marco Pantani. Suicidi perdonati con questa canzone. Sottolinea come in Italia si possa “morire di calunnia”, da Enzo Tortora a Mia Martini fino a Gabriella Ferri. «Amare una persona perfetta è facile. E’ difficile amare una persona imperfetta». Parte la sua “Tradimento e perdono”, che ricorda come «Se ci fosse più amore per il campione tu saresti qui».
Il concerto prosegue, e dopo “Comunisti al sole”, “Sotto il segno dei pesci”, “Che fantastica storia è la vita” ed “Alta marea”, il pubblico non resiste e si accalca vicino al palco, per cantare e ballare”Benvenuti in Paradiso” ed “In questo mondo di ladri”.
Antonello Venditti saluta e va via, ma l’attesa per il bis è breve. “Ricordati di me” chiude il concerto, lasciando nel pubblico la sensazione che questa serata non la dimenticheranno facilmente.
Nella foto: Antonello Venditti
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