Ottanta aperture contro 51 chiusure: il saldo delle attività commerciali è positivo in Riviera del corallo ma le aperture fanno riferimento soprattutto alla stagione turistica spiega il presidente di Confcommercio Massimo Cadeddu
ALGHERO - I negozi tradizionali e le attività del settore turistico continuano a diminuire in Sardegna: nei primi mesi del 2015 si registrano 144 attività in meno rispetto all'anno precedente. E' quanto emerge dalle rilevazioni dell'Osservatorio Confesercenti sulla nati-mortalità delle imprese di commercio e turismo da gennaio ad agosto. La provincia dove si registra la flessione più alta è Nuoro (meno 1,07%) dove l'allarme è stato dato nei giorni scorsi anche dal presidente nazionale di Confindustria [
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In questo scenario di crisi Alghero si ritaglia un angolo più privilegiato secondo i dati di Confcommercio. Il saldo è positivo in Riviera del corallo: 80 sono le attività aperte contro 51 chiuse. «Un risultato che tuttavia va letto rispetto alla vocazione turistica del territorio, infatti le aperture si registrano in particolare da maggio» fa notare Massimo Cadeddu componente della giunta della Camera di Commercio e rappresentante della piccola e media impresa del nord Sardegna. Dunque, anche Alghero pur vantando una popolazione di circa 44mila abitanti che ne fa la quinta città dell'isola, spenti i riflettori dell'estate (e finiti i voli stagionali della Ryanair) fatica a mantenere il proprio tessuto economico, e da ottobre in poi si assiste alla corsa a chi abbassa prima le serrande. Ristoranti, negozi, paninoteche, alberghi: ormai non c'è nessuna distinzione tra centro e periferia.
Secondo Confesercenti nel panorama regionale rispetto agli scorsi anni il mercato interno mostra qualche segnale di miglioramento, ma per i negozi tradizionali è sempre una fase difficile. Aumentano le aperture, ma l'emorragia di chiusure non si arresta. E secondo l'associazione di categoria «a pesare sui negozi tradizionali sono soprattutto la deregulation delle aperture delle attività commerciali: il regime attuale, che prevede la possibilità di rimanere aperti h24 per 365 giorni l'anno, è insostenibile per i piccoli negozi che continuano a perdere quote di mercato a favore della grande distribuzione».
Un rimedio concreto può essere attuato già dalla prossima Legge di Stabilità rilancia Confesercenti (senza ambire ai "miracoli" sulla destagionalizzazione a cui non crede più nessuno) e consiste nell'«inserimento di una norma che permetta di introdurre canoni concordati e cedolare secca anche per gli affitti di locali commerciali. Un sistema già previsto per le locazioni abitative e che potrebbe essere declinato anche per il commercio attraverso un accordo tra proprietari immobiliari, rappresentanti delle imprese commerciali e amministrazioni territoriali competenti».