A.B.
19 agosto 2015
Ricatto a sfondo sessuale ad un nigeriana
Una donna ospitata in una struttura di accoglienza per profughi a Senorbì avrebbe subito ricatti a sfondo sessuale da parte del figlio del titolare della struttura, a cui attualmente non vengono più affidati gli immigrati. Ma il responsabile della struttura ha già fatto sentire la propria versione dei fatti, assolutamente contraria alle accuse

SENORBI' - Una nigeriana ospitata in una struttura di accoglienza per profughi a Senorbì avrebbe subito ricatti a sfondo sessuale da parte del figlio del titolare della struttura, a cui attualmente non vengono più affidati gli immigrati. Sulla vicenda, stanno indagano i Carabinieri, che hanno presentato una relazione in Procura in cui vengono riportate le dichiarazioni della donna. Per padre e figlio, sarebbero ipotizzati i reati di violenza privata e tentata violenza sessuale.
Il responsabile Massimo Melis ha prontamente fatto sentire il proprio punto di vista con un'intervista rilasciata al telegiornale di “Videolina”: «Ci hanno richiesto in forma di ricatto soldi subito e in contanti, sennò il ricatto era di andare a fare quello che hanno fatto, cioè di andare a raccontare un sacco di fesserie». Di fatto, i migranti avrebbero chiesto il pocket money non in buoni, ma in contanti. L'uomo dichiara la propria fiducia verso la magistratura e spera che tutto vada nel migliore dei modi, sottolineando di aver fatto semplicemente il proprio lavoro di vigilanza senza deroghe.
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