Uiltec accusa E.On di convertire i posti di lavoro a tempo indeterminato in posti di lavoro precario. Oggi a Roma l’incontro per trattare la cessione del ramo d’azienda tedesca al nuovo acquirente Eph
PORTO TORRES - «E.On la multinazionale tedesca degli inquinamenti del Golfo dell’Asinara e della fuga dall’Italia dopo averne spremuto tutti i finanziamenti pubblici possibili, sta tentando l’ultimo colpo di coda prima della ritirata». E’ l’accusa del Coordinatore regionale settore elettrico Uiltec-Uil, Franco Peana che denuncia l’azienda di far girare nella centrale di Fiume Santo un documento non firmato dove si ipotizzerebbe la conversione di posti di lavoro diretti e a tempo indeterminato, in altri di numero inferiore e di carattere precario. «Questa ipotesi al contrario di quanto farebbe immaginare - aggiunge il segretario Peana - provoca una ulteriore contrazione anche del lavoro terziario in quanto questo “sistema” riducendo i diretti ne limita anche i coordinati da impresa».
Un nuovo sistema che non reggerebbe esponendo la centrale termoelettrica ad un aggravio dello stress di tutte le maestranze, all’ aumento del rischio correlato agli incidenti materiali e a quelli inquinanti, oltre a determinare una diminuzione della vigilanza sulla gestione dei rifiuti prodotti. Nel frattempo nella giornata odierna è previsto a Roma, l’incontro nazionale per trattare la cessione del ramo d’azienda della Multinazionale tedesca E.On al nuovo acquirente Eph.
Pertanto il sindacato UIltec-Uil ritiene che l’operazione sia configurabile nella filosofia “Usa-e-Getta” visto che, «entro uno o due mesi al massimo E.On sarà scomparsa dal territorio Italiano e quindi ogni conseguenza alle sue dissennate azioni non potrà essere più perseguita». Come sindacato di categoria la Uiltec-Uil si oppone ad ogni possibile resistenza «ai forsennati colpi di coda della multinazionale onde difendere il sito produttivo e la qualità e quantità della forza lavoro rimasta sullo stesso», sostiene il coordinatore regionale Peana.
Da qui l’appello a tutti coloro che «tiepidamente stanno permettendo quest’ultimo scippo, alcuni sindacati stregati dagli specchietti per le allodole, alcuni lavoratori apatici e soprattutto la classe dirigente politica sarda, che pare aver sollevato bandiera bianca alla corazzata teutonica in ritirata», sottolinea il segretario Uiltec. Intanto resta ancora da espletare la procedura di raffreddamento a seguito della proclamazione dello stato di agitazione da parte di Flaei e Uiltec, per cui si attende una convocazione dal Prefetto di Sassari.
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