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Mariangela Pala 5 febbraio 2015
Comunali a Porto Torres: la parola ai cittadini
Sono in tanti, da varie parti, quelli che definiscono l’avvio di questa campagna elettorale “velenosa”, dove di programmi si parla pochissimo e di offese tantissimo,


PORTO TORRES - Sono in tanti, da varie parti, quelli che definiscono l’avvio di questa campagna elettorale “velenosa”, dove di programmi si parla pochissimo e di offese tantissimo, e c’è chi gioca a gridare più forte per avere successo. E così di fronte all’evidente declino del sindaco Scarpa si fanno avanti le proposte di candidati a sindaco nei vari partiti, che correranno per le prossime comunali. Il primo a farsi avanti è stato il movimento di Autonomia popolare con il nome di Massimo Mulas «riapriamo il confronto generale all'insegna della buona volontà e dell'ambizione di poter dare qualcosa di positivo a noi stessi», aveva dichiarato il segretario di Ap, Alessandro Carta. Un’apertura alle forze politiche di centro-sinistra in contrapposizione all’amministrazione Scarpa.

Altra candidatura ormai ufficiale è quella di Luciano Mura, personalità politica di esperienza scelto all’unanimità dal Partito democratico. Sul fronte sardista spunta il nome di Costantino Ligas, assessore uscente. Si inizia così a sentire “odore di elezioni” (anzi, a dire il vero, mai tensione elettorale, e stata così alta) , forse per l’importanza dell’appuntamento elettorale della prossima primavera: fondamentale dal punto di vista storico e della ripresa economica del territorio.

C’è poi la probabile candidatura dell’ex sindaco ed ex consigliere, Gilda Usai, in una possibile lista civica, e il Movimento sardo che ancora non si è pronunciato. Ma dall’altra parte c’è la società civile, tanto cara al Movimento 5 stelle che ancora non si è espresso sulla candidatura a sindaco ma che correrà da solo cercando di coltivare la coerenza tra ciò che si pensa, ciò che si sente e ciò che si fa. Quella società civile sarà la protagonista delle prossime elezioni, e se l’affluenza alle urne dovesse essere proporzionale ai malumori dei cittadini, l’astensionismo potrebbe toccare punte mai registrate prima. Previsioni, ci si augura, vengano smentite da un risultato elettorale positivo, significativo in questo particolare momento storico in cui le forze politiche dovranno mettere in campo, non solo le loro capacità comunicative per spostare i voti degli indecisi, ma essere in grado di dare risposte concrete.

A parte i sei possibili candidati alla carica di sindaco, ci sono anche i circa 300 candidati e passa ad occupare i 20 posti in consiglio comunale, e il loro parentado che, sicuramente sanno già per chi votare con certezza matematica, e al di là dell’ironico “Perché, ci sono le elezioni?”, tra le risposte più gettonate che hanno fornito i cittadini turritani, ci sono state: «Ancora non ho deciso, mi trovo in difficoltà», «non lo so sono tutti uguali», «non voto per nessuno, tanto sono tutti ladri», «Tutti pronti a fare un sacco di promesse e poi, una volta eletti, pensano ai loro interessi e non a quelli dei cittadini».

Alla domanda se si fosse indirizzati a votare al centro, a destra o a sinistra, buona parte degli interlocutori ha risposto che non sussiste più una distinzione netta, che la vera destra non esiste più perché annacquata, mentre altri cittadini hanno affermato che «essere di centro è conveniente, perché si possono fare alleanze con la destra o con la sinistra senza che nessuno abbia da ridire», «così agendo – hanno detto altri – non fanno che prendere in giro (certo l’espressione era più colorita) i cittadini». Ma su un fatto sembrano tutti d’accordo, ovvero che nessuno vincerà al primo turno, mentre la maggior parte ritiene che ad andare al ballottaggio saranno Luciano Mura e Costantino Ligas.

Ma ciò che è emerso da questo modesto sondaggio è la distanza enorme tra i cittadini e la politica, una voragine che separa dai partiti il sempre più deluso cittadino comune che spesso nessuno ascolta. E sono proprio i partiti e i politici, che dovrebbero fotografare la realtà e calarsi nel quotidiano meglio di altri, gli unici a sottovalutare il boom dell’antipolitica, senza rendersi conto quanto sia effettivamente lontano dal cittadino il loro modo di intendere e di interpretare la politica.
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