«Non vorremmo che dietro questa messa in liquidazione si nascondesse da parte della Regione la volontà di privatizzare ed esternalizzare, ai soliti privati compiacenti, il business delle bonifiche dei siti inquinati»
CAGLIARI - «Vogliamo esprimere tutta la nostra solidarietà alle lavoratrici dell’ex Igea che occupano la miniera di Monteponi per protestare contro la Regione per il mancato pagamento degli stipendi arretrati e per aver disatteso gli impegni presi riguardo il piano di rilancio della società dell’ente, attualmente in liquidazione». Lanciano un appello Claudia Zuncheddu di Sardigna Libera, Pierluigi Marotto di Sardegna Sostenibile e Sovrana e Salvatore Lai di Sardegna Pulita.
«È infatti la Regione Autonoma della Sardegna che deve rispondere della cattiva gestione e dello sperpero di fiumi di finanziamenti da parte di un’azienda che fa capo all’ente pubblico, e del mancato rilancio di un piano che avrebbe restituito salute, decoro e bellezza all’ambiente di quei territori e occupazione per i cittadini».
«La lotta delle donne per l’occupazione e per la sopravvivenza delle proprie famiglie è la conseguenza della scellerata gestione del bene pubblico da parte di società pubbliche; per cui la Regione deve assumersi le proprie responsabilità e dare risposte certe e immediate alle rivendicazioni delle donne che lottano per i propri diritti. Non un posto di lavoro può essere perso in Sardegna».
«L’Igea è stata istituita per la messa in sicurezza delle gallerie, per gli interventi di bonifica delle vaste aree minerarie dismesse e inquinate, per la riqualificazione ambientale che avrebbe consentito la riconversione in un nuovo modello economico ecosostenibile ed ecocompatibile.
«Ora non vorremmo che dietro questa messa in liquidazione si nascondesse da parte della Regione la volontà di privatizzare ed esternalizzare, ai soliti privati compiacenti, il business delle bonifiche dei siti inquinati»
Nella foto le donne barricate in miniera
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