In questi giorni nel Cinema Miramare e in contemporanea nazionale nelle sale cinematografiche italiane, il film esordiente di Robert Stromberg che racconta la favola de La Bella Addormentata del Bosco, ma dal punto di vista della tenebrosa Malefica che ha gli occhi di Angelina Jolie
ALGHERO - È diventata ormai consuetudine tramutare in film le favole classiche, nella speranza forse di renderle appetibili al pubblico adulto, bisognoso di ricordare la morale in esse contenuta, troppo spesso dimenticata. Ma l’obiettivo educativo non è certo il solo a spingere il cinema in tale direzione, poiché assai più attraente è l’ingente guadagno legato alla commercializzazione del genere. Basti pensare infatti che da uno dei primi tentativi di trasformare in pellicola una fiaba (“Alice in Wonderland” di Tim Burton), il cinema è riuscito ad incassare oltre un miliardo di dollari in tutto il mondo, inducendo così, registi e produttori, a ripetere il fortunato esperimento, prima con “Il grande e potente Oz” di Sam Raimi e ora con “Maleficent” di Robert Stromberg, presente nelle sale cinematografiche italiane da mercoledì 26 maggio per due settimane in contemporanea nazionale.
Si tratta in sostanza di un live action volto a rileggere e al contempo completare la nota fiaba de “La Bella Addormentata nel Bosco”, raccontata stavolta dal punto di vista della tenebrosa Malefica, e offrendo al pubblico una spiegazione alla sua malvagità. La negativa creatura della fantasia infatti, interpretata da un’Angelina Jolie dai connotati simili talvolta ad un Avatar, talvolta a Catwoman, viene per la prima volta descritta come una fata buona, protettrice di un mondo popolato da esseri magici ed incantati chiamato Brughiera, trasformata poi da un uomo, il suo amato e traditore Stefano, in una donna gelida e vendicativa. Una oscurità dalla quale Malefica riuscirà tuttavia ad uscire sul finale, grazie alla dolcezza e alla bontà della candida Aurora, capace di sciogliere il suo cuore di pietra.
Ricorrendo così ad una voce narrante e stravolgendo la rigida contrapposizione fiabesca tra Bene e Male il regista riscatta Malefica, facendola apparire alla fine dei conti come un personaggio positivo e commovente. Così facendo Stromberg rinnova l’antica storia, caricandola di messaggi morali più moderni ed adatti alla contemporaneità. Insegna ad esempio a non lasciarsi mai ingannare dalle apparenze (il nome Malefica in questo caso non è sinonimo di brutalità d’animo) e a cercare di comprendere le azioni così da osservare la realtà da un punto di vista differente. Ma, attraverso la creazione di due mondi in lotta tra loro, quello degli umani governato da re Stefano e quello della Natura governato da Malefica, il regista si erge anche a difensore dell’Ambiente, dimostrando quanto la Natura si forte e capace, prima di sopportare le violenze dell’uomo, e poi di ribellarsi senza pietà.
Concetti importanti affrontati con un pizzico di comicità e leggerezza al fine di essere recepiti anche dai più piccoli, forse un po’ disorientati dal film nel distinguere i buoni dai cattivi, ma proprio per questo preparati a destare più attenzione nella vita: una dimensione complessa, ricca di inganni, di pericoli e di errori, superabili solo attraverso la comprensione, il pentimento ed il perdono. Tre rarità, capaci però di rendere migliori il mondo e le persone, compreso chi, con estrema diffidenza porta il nome di Malefica.
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