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M. P. 19 maggio 2014
La crisi del sistema portuale di Porto Torres
La depressione di un sistema portuale che subisce ancora, tra caro traghetti e riduzione del traffico merci collegato al ciclo produttivo


PORTO TORRES - Come se non bastasse dopo i recenti sviluppi negativi nel settore industriale che hanno contribuito a mettere in difficoltà lo scalo portuale di Porto Torres, ad aggravare la crisi del porto commerciale ci pensa il Tar del Lazio che stravolge la condanna delle compagnie di navigazione per il presunto accordo sui prezzi dei biglietti. Il traffico di merci si è fortemente ridotto in seguito alla chiusura definitiva di alcune aziende e impianti industriali, di conseguenza con l’interruzione permanente della produzione è venuto meno l’intero trasporto marittimo collegato al ciclo produttivo.

Il traffico passeggeri subisce un ulteriore calo, in seguito all’impennata dei prezzi dei biglietti dei traghetti, che ha fatto perdere ai porti della Sardegna in tre anni, circa due milioni e mezzo di passeggeri. I giudici amministrativi hanno ribaltato la sentenza dell’Autorità garante per la concorrenza, che condannava le compagnie di navigazione ad una multa da otto milioni di euro, le quali secondo l’Antitrust per innalzare i prezzi dei traghetti in Sardegna, avevano formato cartello (patti occulti sulle tariffe). «Non ci sono elementi concreti» - è scritto nella sentenza, pertanto le accuse fatte dall’ex presidente della Regione sarda, Ugo Cappellacci. agli armatori di Moby, Grandi Navi Veloci e Marinvest di aver organizzato un complotto per aumentare i prezzi, sono state respinte e oggi ciò che è certo che i biglietti dei traghetti sono stati gonfiati oltre il 65%, contro un aumento del combustibile di circa il 40%.

Tutto questo non agevola l’economia della città che trae benefici dal porto e dall’organizzazione dei trasporti, causa anch’essa della crisi che attanaglia Porto Torres. Lo scalo della città turritana, ancora nel 2010, godeva di un traffico minimo e costante di prodotti chimici e petroliferi, che consentiva la distribuzione dei costi fissi dei servizi portuali, in proporzione al numero complessivo degli scali dell’intero porto, sia commerciale che industriale. La riduzione del traffico ha significato un ridimensionamento degli addetti ai servizi relativi al trasporto marittimo. Attualmente il porto turritano ospita soltanto i traghetti di linea e circa una ottantina di navi commerciali (tra carbone, olio combustibile e rinfuse varie). Si sta lavorando per un ampliamento del porto con la possibilità di aumentare la disponibilità degli ormeggi. La speranza è che la Novamont possa rimpiazzare il “vecchio” traffico marittimo della Polimeri Europa, e certamente questo non accadrà nell’immediato.

Secondo la Federazione degli operatori portuali di Porto Torres, sarebbe indispensabile costituire un deposito costiero che sostituisca immediatamente il traffico cancellato. In altro modo i servizi portuali ridurranno l’organico con i costi per uno scalo che aumentano in modo esponenziale per le poche navi rimaste, che avranno sempre meno interesse a farvi scalo, con una perdita della concorrenzialità rispetto agli altri scali isolani e mediterranei, e ancora peggio che l'Autorità Portuale sia soppressa e magari accorpata con quella di Cagliari e che gli investimenti infrastrutturali seguano altre rotte e disertino Porto Torres ancor più di quanto hanno fatto finora.
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