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Sergio Ortu
2 dicembre 2005
Il futuro è nell’acquacoltura Interesse per il primo convegno organizzato dall’Area Marina Protetta
I dati parlano chiaro lo sviluppo dell’allevamento ittico e le costanti ricerche proiettate a poter allevare secondo protocolli standardizzati sempre maggiori specie ittiche di interesse commerciale, dimostrano che in effetti la pesca non è più in grado di sostenere la richiesta del mercato per via dello sfruttamento eccessivo della risorsa perpetrato per secoli

ALGHERO - Il futuro è nell’acquacoltura, almeno se si vorrà ancora mangiare del pesce visto che è sempre più evidente che gli stock ittici dei nostri mari sono in progressiva diminuzione. D’altronde i dati parlano chiaro lo sviluppo dell’allevamento ittico e le costanti ricerche proiettate a poter allevare secondo protocolli standardizzati sempre maggiori specie ittiche di interesse commerciale, dimostrano che in effetti la pesca non è più in grado di sostenere la richiesta del mercato per via dello sfruttamento eccessivo della risorsa perpetrato per secoli. E di questi argomenti, ma soprattutto delle nuove frontiere legate allo sviluppo dell’acquacoltura si è parlato nel convegno organizzato dall’Area Marina Protetta di Capo Caccia-Isola Piana oggi(venerdi) presso i locali della Porto Conte Ricerche a Tramariglio dal titolo “Nuove specie in acquacoltura”. Presenti tra i relatori alcuni dei maggiori studiosi di acquacoltura nazionali e regionali insieme a ricercatori e docenti universitari locali. E tra la platea non potevano mancare gli operatori del settore ittico e naturalmente gli studenti e i già laureati del corso universitario in Scienze ambientali e produzioni marine attivo in città e che forma appunto figure professionali esperte nel settore zootecnico marino. Una ottima occasione di approfondimento per tutti coloro che hanno partecipato ai lavori e un´altra ma più interessante lezione per gli studenti universitari algheresi che hanno rivisto molti dei loro insegnanti in questa occasione nella veste di relatori delle loro ricerche nel campo scientifico applicato. Nel corso degli interventi dunque si è parlato delle nuove frontiere dell’acquacoltura e delle prospettive incoraggianti che stanno fornendo gli studi sulle nuove potenziali specie da allevare. Particolarmente interessante l’intervento di Giovanna Marino dell’ICRAM che ha parlato delle ricerche sulla cernia. Una specie di interesse commerciale e quindi allevabile per il consumo umano, ma una volta standardizzato il ciclo anche per essere reintrodotta negli ambienti marini da dove è scomparsa. E potrebbe dunque essere questo uno degli obbiettivi che hanno spinto l’Area Marina Protetta ad organizzare un convegno più di carattere zootecnico marino che di interesse ambientale e tutela in senso stretto. La ricerca in acquacoltura intesa quindi non solo come strumento per produrre pesce, ma occasione per studiare le specie, comprendere il loro ciclo vitale per poi ripopolare i mari depauperati di risorse. Tra le altre nuove specie si è parlato di rombo chiodato(Paolo Melotti Univ. di Camerino), ombrina boccadoro(Fulvio Salati Ist. Zooprofilattico della Sardegna) anemonia solcata(l’ultigara in algherese)e ancora delle ricerce su altre specie non ittiche come il corallium rubrum (in atto presso la Porto Conte Ricerche e finanziata dall’amp di Capo Caccia) e sulle spugne(Renata Manconi Univ. di Sassari). Ma non è mancato neppure un intervento sul ruolo delle Amp e sul reale supporto e ausilio per la conservazione non solo delle specie ma dell’ecosistema marino in toto a partire dai popolamenti bentonici(Giulia Seccherelli Univ. di Sassari).
Nella foto l´impianto di acquacoltura nella rada di Alghero
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