Nel Nordovest Sardegna chiuse in 6 anni 500 aziende del comparto agroindustriale. I dati sono stati resi noti dal segretario generale della Flai Cgil di Sassari, Angelo Cossu
SASSARI - Dal 2008 ad oggi, nel solo nordovest della Sardegna, 500 aziende del comparto agroindustria sono letteralmente scomparse dal mercato, col conseguente abbandono di terre coltivate e produttive. Il dato è stato reso noto stamane da Angelo Cossu, rieletto segretario generale della Flai-Cgil di Sassari nel corso del V congresso territoriale.
Cento aziende all'anno muoiono in un settore gravemente colpito dalla crisi, nonostante le enormi potenzialità della Sardegna sulle quali, ha spiegato il segretario Cossu, la nuova giunta regionale dovrebbe investire.
La mancata coltivazione dei campi non solo riduce o annulla produzioni e redditi, ma crea malessere sociale in aree sempre più vaste che diventano terre di nessuno, privandole inoltre di una prima e preziosa difesa contro gli incendi e le calamità naturali. In Sardegna le imprese legate all'agroindustria sono circa 34mila e danno lavoro a 47mila persone, comprese quelle non dichiarate. Il 90% della manodopera è composta dal proprietario o dai familiari, le restanti contano al massimo due dipendenti. A fronte di alcuni segnali positivi, come il fatturato nella produzione del pecorino romano, aumentato grazie all'export in Brasile, Russia e Asia, il sistema resta estremamente debole e precario.
Solo facendo sistema tra le filiere, e non solo nel settore agricolo, ha spiegato Cossu, si potrà rafforzare un comparto fondamentale per il futuro dell'isola. Un sistema che, ha aggiunto il segretario confederale di Sassari Antonio Rudas nel suo intervento al congresso di oggi, si deve basare su uno sviluppo equilibrato, che non rinunci ad alcuna prospettiva di sviluppo a vantaggio di un'altra, in un'errata logica di alternatività che sarebbe un suicidio per la Sardegna. Il nostro territorio e l'isola in generale hanno bisogno di risposte immediate, non più rinviabili.
Per questo, il segretario della Camera del lavoro ha rinnovato l'appello al nuovo presidente della Regione a operare con provvedimenti innanzitutto a breve termine, tra cui quelli proposti dalla Flai: incentivazione delle produzioni di nicchia e di eccellenza, col conseguente incremento dell'occupazione, finanziamenti selettivi alle aziende che investono in formazione degli addetti e nuove tecnologie. Durante il congresso sono state ricordate alcune vertenze del territorio, tra cui la stabilizzazione dei forestali, oltre al necessario contrasto al fenomeno del caporalato, che mortifica la dignità dei lavoratori, italiani ed extracomunitari, sottoposti a orari di lavoro intollerabili e a paghe da fame e coinvolge a livello nazionale un quarto degli addetti.
A questo proposito, è stata ricordata la proposta della Flai-Cgil per una gestione del collocamento agricolo mediante un efficace programma di assunzioni e riassunzioni che regoli il mercato del lavoro del comparto, contribuendo a svelare le sacche di irregolari anche tra i migranti. Ai lavori del congresso sono intervenuti anche il segretario regionale della Flai-Cgil Raffaele Lecca e il segretario nazionale Giancarlo Pelucchi, che ha concluso i lavori.
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