Sui temi posti in evidenza dalle imprese si sono divise le posizioni di Ugo Cappellacci leader del centro-destra, Francesco Pigliaru in corsa con il centro-sinistra e Mauro Pili per Unidos
CAGLIARI - Lunedì mattina al T-Hotel di Cagliari, si è tenuto un incontro fra tre dei sei candidati alla Presidenza della Regione Sardegna e Rete Imprese Sardegna che riunisce le cinque più importanti Associazioni di categoria dell’artigianato e del commercio. I commercianti, guidati da Marco Sulis (presidente Confesercenti e coordinatore della Rete per il semestre in corso), hanno rivolto ai politici alcuni quesiti. In particolare le imprese hanno chiesto ai candidati di esprimersi su cinque punti fondamentali per il sistema imprenditoriale sardo: i trasporti e la continuità territoriale (soprattutto quelle viaria interna e marittima); la burocrazia «sempre più opprimente»; l' energia su cui rivendicano «pari condizioni con i competitor nazionali ed estere»; il fisco «con una pressione fiscale sulle imprese supera il 60%» e la richiesta di sgravi sulle assunzioni e accesso al credito, oltre alla necessità «di incentivi dei Fondi di garanzia dei Confidi».
Sui temi posti in evidenza, si sono divise le posizioni di Ugo Cappellacci leader del centro-destra, Francesco Pigliaru in corsa con il centro-sinistra e Mauro Pili per Unidos. Riguardo ai trasporti ad esempio, mentre il primo si è dimostrato favorevole ad estendere la continuità aerea territoriale a tutti i 12 mesi dell’anno (anziché a 9 soli), a non riservare ai solo sardi la tariffa unica e a chiedere il trasferimento di competenze e risorse per l’assegnazione delle rotte marittime, il secondo si è espresso a favore della diversificazione delle tariffe aeree, in base alla tipologia dei viaggiatori (turista, business man), a riscrivere i contratti aeroportuali, in modo da porre fine ai monopoli sulle rotte, a diminuire le tariffe marittime, considerate «non più competitive, specie ora che la permanenza media del turista in Sardegna è scesa a 4-5 giorni», ed infine a migliorare il trasporto ferroviario: «indietro di decenni, a causa di orari troppo lunghi, treni troppo vecchi, centri intermodali non sempre sincronizzati».
Mauro Pili invece si è espresso in merito sostenendo che sarebbe necessario un intervento da parte della Regione, la quale a suo avviso «dovrebbe impiegare diversamente i 72 milioni di euro dati ogni anno alla Tirrenia, puntando piuttosto sugli oneri di servizio pubblico previsti dall’UE per le regioni insulari: in questo caso si conteggiano i costi reali più un reddito d’impresa che oscilla tra il 4 e l’8 %». A proposito poi della questione burocratica, Cappellacci ha parlato «dell’istituzione di un Assessorato apposito, incaricato di semplificare», mentre Pigliaru, si è dimostrato più propenso ad assumere come modello i Paesi europei virtuosi, così che il primo passo, secondo lui, dovrebbe essere quello di «rendere più snello il Suap». Diversamente Pili, avrebbe pensato a limitare le funzioni della Pubblica amministrazione alla sola vigilanza sugli interventi garantiti dai professionisti dei singoli settori.
Più omogeneità nelle risposte date da Pigliaru e Cappellacci riguardo al tema “energia”: entrambi infatti hanno rivolto la propria attenzione alla possibilità di utilizzare i gas e le energie rinnovabili, rispetto a Pili ha parlato della proposta di legge, denominata “aris”, grazie alla quale la Sardegna dovrebbe «riallinearsi con la realtà europea e ad eliminare le situazioni di monopolio esistenti». Infine Fisco ed accesso al credito, le ultime questioni affrontate. A tal proposito Cappellacci ha fatto sapere di voler lavorare in direzione della Zona Franca integrale, dello sgravio fiscale (20 milioni sono già in programma e destinati all’assunzione dei disoccupati) e della riduzione dell’Irap; scelta quest’ultima condivisa da Pigliaru e non trattata da Pili, che invece si è detto convinto che il problema del debito pubblico sia dovuto al monopolio che le banche esercitano sul Parlamento e sui partiti, per poi concludere il suo discorso con una considerazione sul patto di stabilità, che a suo avviso «andrebbe discusso e fissato attraverso un’Intesa Stato-Regione, peraltro prevista dalla costituzione e dallo Statuto sardo».
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