La denuncia del cantiere della famiglia Polese, trasferito dalla darsena servizi al molo degli alti fondali tra mille difficoltà e disagi.
PORTO TORRES - Correva l’anno 2010 quando per la prima volta veniva interdetto l’accesso alla darsena servizi del Porto Industriale. Da allora portare avanti l’azienda della famiglia Polese, che si occupa di cantieristica nautica, è stato un calvario. In due anni hanno dovuto affrontare tre traslochi che hanno portato a traferire il lavoro in un capannone situato al molo degli alti fondali. Oltre alle spese ed ai disagi sostenuti per tutte le movimentazioni, l’azienda ha dovuto subire un colpo durissimo proprio perché a causa di quanto descritto non hanno potuto portare a termine completamente una commessa per un’imbarcazione di diciotto metri, una delle poche, se non l’unica di queste dimensioni, interamente costruita in Sardegna.
Ma con il trasloco definitivo non è arrivata la pace. Infatti nell’attuale ubicazione del cantiere le difficoltà non sono poche. Non è previsto allaccio per l’acqua e nemmeno per l’energia elettrica, che viene garantita solo a costi molto elevati grazie ad un gruppo elettrogeno. Inoltre il cantiere si trova all’interno di un’area portuale ad accesso riservato e questo per un’attività privata crea diversi problemi, che vanno dall’accessibilità per i clienti alla semplice ricezione della corrispondenza. Alessandro Polese, che porta avanti l’azienda di famiglia, un patrimonio della città con i suoi 150 anni di tradizione cantieristica che ancora oggi riesce a garantire 5 posti di lavoro, pochi rispetto ai 13 del 2010, denuncia la totale assenza delle istituzioni che in questi tre anni non hanno fatto nulla di concreto o di simbolico, per rendere meno difficile la situazione in cui è costretta la sua azienda.
«In queste condizioni è dura andare avanti, oltre alle difficoltà dovute al trasferimento in quest’area, il fatto che non ci siano nemmeno certezze per il futuro ci condanna in una situazione di precarietà ed incertezza – sostiene Polese - nella quale non è possibile fare alcun investimento e programmazione a lungo termine. Non sappiamo quando e quali saranno le aree destinate alla cantieristica e per questo chiediamo ad alta voce che chi di competenza, faccia il suo lavoro e ci permetta di fare il nostro in condizioni meno precarie».
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