Intervista a Roberta Medda, professionista della formazione e del credito, candidata a Porto Torres, nelle liste per le Regionali del Partito democratico
PORTO TORRES - Direttrice di una società di mediazione creditizia, coordinatrice di corsi di formazione a Sassari e a Porto Torres, Roberta Medda coltiva la passione della preparazione di rimedi naturali con le piante e i fiori, oltre a quella per la politica della formazione, strumento di lotta alla disoccupazione.
Le chiedo di presentarsi brevemente ai nuovi elettori ed a tutti coloro che ancora non la conoscono.
«Vivo da 15 anni a Porto Torres, e prima di arrivare in questa città ho fatto diverse esperienze: 10 in consiglio regionale come segretaria, di cui tre nella segreteria dell’Assessore della pubblica istruzione, ai beni culturali,sport e spettacolo, e tutte le competenze che lo riguardano, maturando una discreta esperienza in quanto mi sono interessata di tutte le problematiche del settore. Il lavoro in Consiglio mi ha “costretto” ad imparare in fretta ad utilizzare tutti gli strumenti della programmazione finanziaria, strumenti legislativi (Bilanci, leggi regionali). Sono stata tesserata nel Partito Sardo D’azione, che ho lasciato nel 2009, quando ha deciso di schierarsi con il centro destra e io ho preferito candidarmi nei Rossomori, dove credo di aver ottenuto un buon risultato elettorale. Oggi decido di schierarmi con il Partito Democratico perché mi sembra il partito più aperto, più vicino ai miei valori, nel quale vorrei portare i valori dell’identità sarda».
Alla luce dell’attuale legge che riduce il numero dei consiglieri regionali da 80 a 60 e che prevede l’elezione di 12 consiglieri nella provincia di Sassari, e visto l’alto numero di candidati, cosa l’ha spinta a candidarsi?
«La scelta di ridurre i consiglieri da 80 a 60 credo sia giusta, anche perché il consiglio con 60 componenti è sufficientemente rappresentato. Per quanto mi riguarda, posso dire che non è la prima volta che mi candido e non vengo eletta, certo che penso di essere eletta, ma per svolgere un servizio e dare un mio contributo, non certo per trovare nella politica una possibile occupazione. Molti si lamentano di come amministrano i politici ma pochi hanno il coraggio di metterci la faccia e di impegnarsi per portare avanti delle idee. Credo soprattutto che una donna abbia una visione pratica della realtà, rispetto agli uomini, e capace di gestire più attività contemporaneamente, perché non può permettersi di perdere tempo, pertanto ha una capacità di organizzazione maggiore. Mi è dispiaciuto che sia stato così difficile recuperare candidate del mio genere nel centro sinistra, le donne devono farsi più coraggio e partecipare con più forza alle iniziative politiche».
In caso di vittoria, quali sono le istanze del territorio che vorrebbe portare in seno al Consiglio regionale?
«Sicuramente l’accelerazione dei progetti che sono stati avviati, come le richieste al Ministero per ottenere le autorizzazioni e avviare il processo di bonifiche, si possono fare pressioni per coinvolgere la forza lavoro locale e le attività di formazione. C’è la necessità di formare le persone del luogo, inoccupate e disoccupate, perché possano acquisire la necessaria qualifica professionale che permetta ai locali di essere inseriti nel mondo del lavoro, di renderli competitivi rispetto al personale che le aziende sono costrette ad assumere, rivolgendosi all’esterno poiché spesso manca una manodopera qualificata. Maggiore formazione e istruzione professionale, per tutte le persone che ne fanno richiesta: donne, giovani e meno giovani, che hanno il bisogno di un occupazione, per evitare il rischio di rimanere emarginati e per non perdere la dignità di vivere, secondo le proprie forze. La situazione economica di Porto Torres è triste, c’è stata una riduzione nel comparto industriale da 12mila unità a poche centinaia, un disastro economico, così come il traffico navale da 1500 navi nel 1990 a 79 nel 2012. La città di Porto Torres ha bisogno di un Polo della formazione, che recuperi quelle persone che in maniera improvvisa e violenta si sono trovate messe da parte dal mondo del lavoro, escluse da quei settori colpiti dalla crisi».
La regione Sardegna è un territorio molto ricco di spiagge, bellezze naturali. Eppure si parla sempre di industria e di crisi dell’industria. Di operai in Cig e di smantellamento dei siti industriali oggetto di polemiche. Come si pone lei dinanzi a questa situazione?
«Credo che la cultura sarda così come l’ambiente e il suo patrimonio, fatto di bellezze naturali, non potranno essere valorizzati se non si affronta il problema dei trasporti. Come possiamo trarne beneficio economico dal settore del turismo se non risolviamo il problema fondamentale della continuità territoriale? Non possiamo pretendere di sviluppare l’industria turistica, se la gente non può visitare la nostra isola perché non ci sono voli sufficienti, perché il biglietto della nave è troppo costoso, perché non c’è il traghetto per l’Asinara. L’Asinara è un quartiere di Porto Torres, eppure abbiamo difficoltà ad arrivarci. Non abbiamo bisogno di deturpare il nostro territorio per favorire lo sviluppo economico, dobbiamo risolvere il problema della continuità territoriale, dobbiamo imparare a tutelarci anche contro le compagnie aeree e di navigazione che pretendono di operare nel nostro territorio esclusivamente alle loro condizioni, spesso poco vantaggiose per la Sardegna. In questo modo possiamo pensare di occupare i sardi nei vari settori del turismo e creare un’alternativa all’occupazione del settore industriale».
Ogni anno sempre più giovani preferiscono trasferirsi oltre i confini regionali alla ricerca di un’occupazione. Cosa si sente di dire loro?
«I giovani sono demoralizzati, spesso non vedono prospettive, c’è un livello di precariato tra i giovani talmente elevato che non permette loro di fare alcun investimento futuro. Io vorrei dire loro di rimanere in questa terra, ma non si può chiedere loro di sopravvivere dopo anni di studi e di sacrifici. Se vogliamo che i giovani restino in Sardegna dobbiamo programmare iniziative e progetti a lungo termine, per dare loro la possibilità di crearsi un futuro professionale, di comprare casa autonomamente senza chiedere l’appoggio dei soliti genitori, che oggi si trovano spesso in difficoltà anche loro. Non si possono umiliare ragazzi di 40 anni, come i ricercatori universitari che ancora oggi lavorano con contratti a progetto e che non sono in grado di acquistare casa, costretti a chiedere al padre di fargli l’avallo».
Secondo lei, quali sono gli scenari che potrebbero delinearsi dal 18 febbraio?
«Sono convinta della vittoria di Francesco Pigliaru a Presidente della Regione Sardegna, sono molta contenta della sua candidatura, anche perché penso che non ci sia più il tempo per fare tirocini nella politica, abbiamo visto il risultato dell’amministrazione Cappellacci. Michela Murgia non ha nessuna esperienza amministrativa e manca il tempo perché possa imparare a fare esperienza politica. Bisogna correre per recuperare il tempo perduto. Pigliaru ha già avuto un’esperienza diretta, è stato Assessore alla Programmazione, bilancio, credito e assetto del territorio della Regione Sardegna nel 2009. In quel periodo è stato fondamentale il suo contributo per la nascita del programma “Master and back”. Pertanto può iniziare subito a lavorare perché non c’è tempo da perdere».
Ci dica 3 motivi per cui gli elettori portotorresi dovrebbero votarla.
«Innanzitutto mi ritengo una persona onesta, che nella vita ha sempre lavorato e sperimentato diverse attività. Ho iniziato svolgendo lavori umili, in salumeria e come commessa. Poi ho iniziato a lavorare presso uno studio di commercialista, facendo anche la commerciante. Ho poi intrapreso l’attività all’interno degli enti pubblici istituzionali. Pertanto riesco a riconoscere le problematiche delle imprese e dei lavoratori. Mi sono occupata del comparto delle associazioni del volontariato, ho conosciuto tantissime associazioni che tutelano il nostro patrimonio culturale sardo, le associazioni di beni archeologici, le associazioni che fanno spettacolo, le imprese artigiane che collaborano con le associazioni. Credo di conoscere bene le associazioni sportive. Penso che il mondo dello sport e del volontariato abbiano una funzione sociale molto forte e importante. Molti piccoli comuni riescono a realizzare le attività culturali grazie alle associazioni. Porto Torres, per esempio ha delle eccellenze, come i cori polifonici, ha dei talenti nello sport, come Erittu nella boxe, Zucca nel Tennis, artisti della musica, Luca Sannai e Francesco Demuro, senza dimenticare il grande Andrea Parodi, e tanti altri. L’associazione svolge anche una funzione di controllo sociale: un giovane che entra a far parte di un’associazione, coltiva una passione sana, impara a rispettare le regole e resta lontano dai pericoli che la società nasconde. Ritengo che i portotorresi debbano darmi fiducia perché la mia esperienza mi darà la possibilità di cogliere i problemi della società civile, delle relazioni tra le associazioni che occorre favorire per far crescere i giovani e noi insieme a loro».
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