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S.S. 16 dicembre 2013
Sold out per l´aperitivo jazz a Sassari
Teatro pieno per il terzo appuntamento della rassegna che si è svolta a Palazzo di città


SASSARI - Prosegue il successo della tredicesima edizione della rassegna “(To) be in jazz. I concerti aperitivo” dal titolo “Echoes of an Era” organizzata dall'associazione Blue note orchestra. Teatro strapieno e grande partecipazione da parte del pubblico anche nel terzo appuntamento di domenica 15 dicembre a Palazzo di città dedicato al Jazz modale e al free jazz.

Atmosfere estremamente sofisticate e scale modali inconsuete hanno accompagnato la mattinata musicale che ha avuto come protagonista il quintetto formato da Gavino Murgia, sassofoni, Giovanni Sanna Passino, tromba, Mariano Tedde, pianoforte, Salvatore Maltana, contrabbasso, Massimo Russino, batteria. Ad introdurre il concerto e a raccontare al pubblico le interessanti relazioni tra il jazz e la storia sociale americana è stata la voce recitante della giornalista Rachele Falchi.

Dietro questa ulteriore rivoluzione del jazz c’è uno dei suoi più grandi interpreti, Miles Davis, il cui “Kind of blue” viene unanimemente riconosciuto quale primo esempio di questo stile, che permise a Coltrane di esprimere in modo esemplare la propria creatività in “Impressions” e nell’immortale “My favorite things”. Il jazz ebbe spesso modo di trovare la fonte da cui abbeverarsi nei mutamenti politico-sociali, cosa che avvenne compiutamente col free jazz.

Il legame del free con le istanze libertarie del popolo nero, proclamate da Martin Luther King e in modo meno “mediato” da Malcolm X, apparve da subito indissolubile: esso incarnava alla perfezione il desiderio di libertà e cambiamento sociale e fece proprio della libertà il proprio vessillo musicale, la rottura con gli schemi del passato, l’affrancamento da stilemi che il popolo nero più politicamente consapevole non riconosceva più come proprie. Ornette Coleman trasformò queste istanze libertarie in un dolmen che troneggia tuttora come progetto artistico assolutamente innovativo.

Il suo album “Free jazz”, con un doppio quartetto che libera la propria esplosione di suono riservandosi in parallelo ciascuno dei due canali della registrazione stereofonica, è infatti il manifesto di quella musica “free-form” che da lì in poi convertì alla “cosa nuova” tanti musicisti provenienti da ambiti diversi, che, come Max Roach in “We Insist! Max Roach's Freedom Now Suite ”, sposarono in pieno non soltanto le novità musicali, ma anche le istanze politiche del Black Power.
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