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P.P. 19 novembre 2012
Bersani parla in sardo | Photogallery
Sul Quotidiano di Alghero le foto dell´incontro al Teatro Verdi di Sassari. Il popolo delle Primarie al voto domenica 25 novembre. La sfida con Vendola, Renzi, Puppato e Tabacci. Il segretario del Pd nei suoi discorsi tocca tutti i nodi che sconvolgono l'Isola. Contestazioni e applausi a Cagliari

SASSARI - «Il nostro paese merita le zone alte della civilizzazione. Dobbiamo guardare all'Italia del domani, perché abbiamo bisogno di una risposta civica che ci dia la forza per affrontare il tema del lavoro. Il problema oggi è che si sta restringendo la base produttiva e dei servizi». Lo ha detto Pier Luigi Bersani, impegnato in Sardegna, in vista delle primarie di domenica: prima tappa a Olbia in mattinata, poi Sassari, Macomer e chiusura a Cagliari. Il segretario dei democratici ha quindi parlato di programmi, sottolineando che «vanno attaccati ai principi di moralità». E poi ha continuato: «Ridisegneremo profondamente il sistema fiscale. Alleggeriremo il prelievo sul lavoro e sull'impresa, lottando contro l'evasione e spostando il peso del fisco sulla rendita e sui grandi patrimoni finanziari e immobiliari. Contrasteremo la precarietà, cambiando le norme e rovesciando le politiche messe in atto dalla destra nell'ultimo decennio. Combatteremo l'idea di una competitività giocata solo sull'abbassamento delle condizioni e dei diritti dei lavoratori».

Folla delle grandi occasioni al teatro Verdi di Sassari, con tutti i big del partito democratico ad accogliere il segretario nazionale: Sul palco assieme a Bersani il sindaco di Sassari Gianfranco Ganau, il presidente della provincia Alessandra Giudici e il segretario del Pd sardo Silvio Lai. «C’è il problema dell’enorme sfiducia che la gente prova nei confronti della politica – ammette Bersani che dichiara – solo con la protesta non si va avanti, non si riesce a reagire alla più grande crisi del dopoguerra a oggi. Ci vuole un governo forte». C’è spazio anche per le battute durante il discorso: «La destra è un po sbandata. Berlusconi è incerto se andare in kenya o scendere in campo» afferma Bersani con una punta di ironia che suscita l’ilarità dei presenti. Vecchie generazioni a confronto con le nuove: «Voi giovani accettate di esser governati da un tabernacolo che non accetta domande» chiede Bersani alla platea, il riferimento è chiaramente indirizzato al movimento 5 stelle che conquista sempre più consensi popolari. «Nessuno si salva da solo i grandi cambiamenti avvengono con uno sforzo comune, basta favole» conclude il candidato che si dichiara “moderatamente bersaniano”.

Sferzante anche durante il comizio a Olbia: «Il turismo? Il modello Olbia non è il modello di Villa Certosa, ci sono tante cose da fare senza raccontar favole. Da questa crisi si esce rafforzando le autonomie e creando meccanismi di coesione a livello nazionale ed europeo, perché pensare di andar da soli è un errore speculare a quelli che pensano di salvarsi perché si è forti, lo capirà anche la Germania. Diverso è rafforzare l'autonomia nel senso di contributo che l'autonomia può fornire alla comunità - ha aggiunto - perché è pericoloso mostrare solo i muscoli». Il segretario dei democratici ha poi posto l’attenzione sulla questione “primarie”. «Le primarie le ho volute aperte, domenica sarà una grande festa. Ci vorrà pazienza perché noi andiamo avanti con i volontari, ma stiamo investendo su futuro e vogliamo costruire una comunità dei progressisti consultabile anche in altre occasioni. Abbiamo voluto le primarie aperte e ci stanno facendo bene».

Contestazioni e applausi a Cagliari. Prima uno striscione, "Alcoa chiude, Bersani traditore", poi i cori "Buffone, buffone". Ma all'interno per lui è stata un'autentica ovazione con due minuti di applausi e pubblico in piedi, a dimostrazione della rabbia all'esterno degli operai dell'Alcoa e il calore dei suoi sostenitori al Teatro Massimo. Sul palco a fargli da corona una trentina di giovani e un abbraccio convinto tra Bersani e il sindaco Massimo Zedda. «Il nostro paese merita le zone alte della civilizzazione. Dobbiamo guardare all'Italia del domani, perché abbiamo bisogno di una risposta civica che ci dia la forza per affrontare il tema del lavoro. Il problema oggi è che si sta restringendo la base produttiva e dei servizi».
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