«La Regione rispetti gli impegni presi con gli allevatori del Meilogu, ai quali aveva assicurato la sospensione della legge che vieta il pascolo nei terreni colpiti dagli incendi»
SASSARI - «La Regione rispetti gli impegni presi con gli allevatori del Meilogu, ai quali aveva assicurato la sospensione della legge che vieta il pascolo nei terreni colpiti dagli incendi». Alessandra Giudici, candidata dalla coalizione di centrosinistra alla riconferma come Presidente della Provincia, punta il dito contro Cagliari. Lo fa al termine di numerosi confronti con i pastori che oltre al danno ora devono subire la più assurda delle beffe.
«L’anno scorso il nostro territorio è stato devastato dagli incendi, dove dovremmo far pascolare i nostri capi?», si è sentita chiedere Alessandra Giudici ieri sera, per l’ennesima volta in pochi giorni, mentre incontrava gli abitanti di Banari. Per la legge vige un divieto di 10 anni per caccia e pascolo nei terreni boschivi o semiboschivi colpiti dagli incendi. «Questa restrizione interessa il 75percento del Meilogu – lamentano gli allevatori – tolti i centri abitati non resta nulla».
Per superare il problema occorre «la sospensione della legge per motivi di eccezionale gravità – condividono gli amministratori locali – e l’assessore dell’Agricoltura, Andrea Prato, aveva preso l’impegno di chiedere al Governo un provvedimento in tal senso». Ma niente, la legge è in vigore «e dobbiamo registrare nelle ultime settimane l’intensificarsi dei controlli della Forestale, di cui non abbiamo notizie in altre aree della Sardegna», protestano i pastori da Thiesi, Bonnanaro, Torralba, Siligo e in tutto il Meilogu. Addirittura, «alcuni di noi subiscono controlli quotidiani, e ogni giorno si vedono rifilare sanzioni pecuniarie da 6mila euro», dicono indignati.
Ieri gli agricoltori hanno occupato l’Agenzia regionale per il sostegno all’agricoltura, in viale Adua, protestando per il mancato pagamento degli indennizzi previsti per la violenta tromba d’aria che due anni fa aveva provocato danni ingenti a numerose aziende agricole. «Per essere ascoltati dalla Regione non basta avere diritti – come gli abitanti di altre parti della Sardegna – bisogna gridare, incatenarsi, occupare», riflette Alessandra Giudici, secondo la quale «le due vicende sono l’ennesima dimostrazione che a Cagliari, al di là di sporadiche manifestazioni di facciata, del destino del Nord Ovest Sardegna, di chi ci vive e ci lavora, non interessa a nessuno».
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