Dura critica del consigliere regionale algherese Carlo Sechi sulla situazione del porto di Alghero e le proposte di intervento per il futuro
ALGHERO - Dura critica del consigliere regionale algherese Carlo Sechi sulla situazione del porto di Alghero. «Una struttura che non esprime tutto il potenziale economico e occupazionale a causa della mancanza di una visione organica e di una seria programmazione» si legge nella nota che denuncia anche la mancanza di servizi e di una relazione con il territorio nonostante «L’enorme mole di denaro pubblico investito - continua Sechi - che non ha prodotto corrispondenti posti di lavoro né ha creato i servizi necessari a supporto di un turismo nautico sempre più esigente».
Il Piano Regolatore del porto in stretta correlazione al Piano urbanistico comunale dovrebbe essere la soluzione per far decollare la zona portuale al fine di razionalizzare e incrementare le attività economiche esistenti, compreso i lavori nella banchina di sovra flutto destinata alle imbarcazioni di medio tonnellaggio. Punto sul quale Sechi trova il pieno appoggio del consigliere concittadino Pietrino Fois e che sosterrà nella prossima finanziaria.
Il turismo crocieristico, infatti, ha un notevole impulso su scala internazionale e permetterebbe di prolungare la stagione oltre l'estate. Stesso discorso per le grandi imbarcazioni e per i pescherecci d’altura, oltre ad alcune linee di collegamento per passeggeri e merci con la Francia e la Spagna.
«Occorre pertanto scongiurare il declassamento del porto e mantenere l’attuale categoria II – classe III di rilevanza economica regionale e interregionale che continuerebbe a garantire i finanziamenti e la manutenzione delle opere da parte della Regione» è la richiesta inviata dal politico algherese al presidente della Giunta regionale Cappellacci.
Primo impegno per il futuro della struttura oltre a «sconfiggere l’ipotesi di destinare la banchina di sovraflutto al posizionamento di pontili galleggianti» che garantirebbero la fortuna di pochi a discapito dell’interesse collettivo; e «costituire una società di gestione mista, con l’apporto di capitali pubblici e privati, diretta da un manager titolato da scegliere con procedure di evidenza pubblica».
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