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A.B. 22 gennaio 2009
Coldiretti: «Noi non vacciniamo»
L’organizzazione di categoria parla di un vero e proprio allarme sociale all’indomani della scoperta del nuovo focolaio di blue tongue


OLBIA - «Se ancora non fosse chiaro a qualcuno, ormai si tratta di un vero e proprio allarme sociale». A tuonare, dopo l’ennesima beffa “blue tongue”, sono i vertici di “Coldiretti Gallura”, che riferiscono di una situazione divenuta incontrollabile in tutti i territori della provincia di Olbia e Tempio. A inasprire ulteriormente il già complicato avvio del 2009 ci si mettono le voci che raccontano di un’imminente decisione a livello regionale che imporrebbe di fatto la vaccinazione a tappeto contro il “Sierotipo 8” su tutto il territorio isolano.

«Vogliamo che sia chiaro fin d’ora – annuncia il presidente della Coldiretti Gallura Fausto Sanna – che i nostri allevatori non sono più disposti a vaccinare i loro animali, anche se dovesse trattarsi di vaccino spento. Nonostante il rispetto del rigidissimo protocollo vaccinale, nonostante solo da dicembre fosse possibile vaccinare con il prodotto spento per i sierotipi 1, 2 e 4 e dopo sessanta giorni movimentare, nonostante in Sardegna non possa entrare un solo vitello che non sia prima stata esso stesso vaccinato, oggi ci vediamo sprofondare in un incubo dal quale sembravamo appena usciti, con danni economici incalcolabili. E la beffa finale sarà certamente un nuovo vaccino da sommare a quelli già previsti per i sierotipo presenti».

Gli allevamenti bovini, ma anche quelli ovi-caprini da anni sono costretti da campagne vaccinali lunghe, complicate e che nei fatti come unico risultato danno quello di stressare oltre ogni limite i capi, compromettendo gli investimenti aziendali, le produzioni di latte e la vendita di animali per l’ingrasso. «Se consideriamo che a beffa si somma beffa, non possiamo dimenticare che nel novembre 2008, Francia ed Italia hanno firmato un accordo bilaterale con il quale si consente l’accesso nei territori nazionali di bovini transalpini non vaccinati e provenienti da zone sottoposte a restrizione proprio per il Sierotipo 8.

«Già non c’è alcuna spiegazione per questa inverosimile disparità di trattamento – ribadisce Pietro Greco, direttore della Coldiretti Gallura – e soprattutto la nostra organizzazione non intende più accettare il prezzo da pagare per le conseguenze della miopia di Stato e Regione: siamo disposti a ricorrere alle vie legali per impedire l’ingresso dei veterinari e dei vaccini nelle nostre aziende. È ora di pensare al futuro degli allevatori e dei pastori del nord-est Sardegna, non alle tasche delle case farmaceutiche che forniscono vaccini per il sierotipo di turno. A chi compete - concludono – chiediamo di affrontare immediatamente la questione e venire incontro alle esigenze economiche di circa centinaia di imprese sparse per tutta la Gallura e delle loro famiglie. Ma la soluzione questa volta non potrà essere quella di propinarci l’ennesimo vaccino».
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