Stefano Ruggiu, vicepresidente del Centro Studi Agricoli, punta il dito contro l’ex assessore regionale all’Agricoltura, accusandolo di aver abbandonato gli agricoltori della Nurra senza approvare le linee direttive necessarie per sbloccare gli indennizzi. «Le dimissioni non cancellano le responsabilità»
Sassari – «La situazione degli indennizzi nella Nurra è ormai diventata insostenibile e ciò che sta accadendo è inaccettabile». A denunciarlo è Stefano Ruggiu, vicepresidente del Centro Studi Agricoli, che punta il dito contro l’ex assessore regionale all’Agricoltura, Gianfranco Satta, accusandolo di aver abbandonato gli agricoltori della Nurra senza approvare le linee direttive necessarie per sbloccare gli indennizzi.
«Nonostante richieste, incontri, sollecitazioni e impegni presi pubblicamente – afferma Ruggiu – l’assessore Satta non ha compiuto l’atto politico più urgente e necessario: approvare le linee guida indispensabili per far partire i pagamenti degli indennizzi dovuti per i danni subiti dalle aziende agricole. Il risultato è che, ancora oggi, centinaia di imprese della Nurra si trovano bloccate, senza certezze, senza liquidità e senza una data per ricevere ciò che spetta loro di diritto». Una responsabilità che, secondo il Centro Studi Agricoli, non può essere derubricata a semplice ritardo amministrativo: «Parliamo di aziende che hanno subito danni gravissimi e che aspettano da mesi. Mentre la politica discute, loro chiudono, licenziano e si indebitano. Non firmare le linee direttive significa aver lasciato il territorio senza alcuna tutela istituzionale, proprio nel momento più critico».
Ruggiu sottolinea che le dimissioni dell’assessore Satta, arrivate in un clima già di forte tensione, hanno aggravato ulteriormente la situazione: «Le dimissioni non cancellano le responsabilità. Anzi, le amplificano. L’assessore Satta ha abbandonato la Nurra in uno stato di totale incertezza. Il problema oggi non è solo recuperare i ritardi, ma ricostruire un percorso amministrativo che lui ha interrotto lasciando tutto in sospeso».
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